Politica

Il testimone: "Per ridare quel rolex dei sauditi ho perso il mio lavoro"

Un interprete che da 15 anni lavorava con Palazzo Chigi silurato per la vicenda degli orologi. Ora si fa avanti: "Ecco la verità nascosta"

Il testimone: "Per ridare quel rolex dei sauditi ho perso il mio lavoro"

È stato lui ad aiutare i giornalisti del Fatto Quotidiano a ricostruire la vicenda dei Rolex donati dall'Arabia Saudita alla delegazione italiana in visita, una vicenda che ha tenuto banco tanto quanto quella dei nudi coperti per la visita romana del presidente iraniano Hassan Rohani, entrambi momenti di grave imbarazzo per le autorità del nostro Paese.

Si chiama Reda Hammad l'uomo che ha rivelato in maniera anonima numerosi dettagli su quel parapiglia a Riyad per accapigliarsi i regali. È un egiziano del Cairo e dal 2001 lavora per Palazzo Chigi, come traduttore dall'arabo. Lavorava, per essere precisi. Perché dopo questa vicenda ha anche perso il suoi lavoro - una collaborazione saltuaria - con il governo.

In un'intervista al quotidiano, Hammad ammette di avere "perso il lavoro e molti per riuscire a consegnare quel maledetto orologio", ricordando come tra i doni dei sauditi ci fosse un orologio anche per lui, che pure non era un membro della delegazione italiana. E che Palazzo Chigi pretese che il Rolex fosse restituito.

Nessun problema, non fosse che il capo del Cerimoniale, Ilva Sapora, non voleva saperne assolutamente di rilasciare una ricevuta per la consegna dell'orologio arrivato in dono al traduttore, che dal canto suo pretendeva un foglio di carta, per "tutelare la reputazione". La querelle si conclude quando ormai la delegazione è tornata in Italia: "Non avrei più ricevuto incarichi di lavoro dalla Presidenza", sentenzia il capo del cerimoniale al traduttore.

Hammad è certo che si tratti di una ritorsione. Il suo Rolex, a differenza degli altri, lo ha restituito, con l'aiuto di un avvocato e di un senatore del Movimento 5 Stelle, Nicola Morra.

E accusa: "Ho sofferto, mi hanno umiliato".

Commenti