Le piazze dell'odio antisemita fanno eco agli ayatollah

Sono nato e cresciuto in un Iran invaso e occupato dal regime islamico, dove fin da bambino ti insegnano che Israele è il male assoluto, che gli ebrei controllano il mondo, che l'Occidente è corrotto e decadente

Le piazze dell'odio antisemita fanno eco agli ayatollah
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di Ashkan Rostami *

Ho passato 25 anni della mia vita immerso nella propaganda: anti-Israele, antisemita, anti-occidentale. Sono nato e cresciuto in un Iran invaso e occupato dal regime islamico, dove fin da bambino ti insegnano che Israele è il male assoluto, che gli ebrei controllano il mondo, che l'Occidente è corrotto e decadente. Ogni giorno, in tv e nelle scuole, ci ripetevano le stesse parole, gli stessi slogan, le stesse bugie. E oggi, qui in Italia, quando sento certi discorsi o slogan, mi sembra di tornare indietro nel tempo. Le stesse frasi, la stessa propaganda. Non una lettera in più, non una in meno.

Sembra incredibile, ma le parole che in Iran ci insegnavano per odiare Israele sono le stesse che i nazisti usavano negli anni Trenta. Le stesse accuse contro gli ebrei: che controllano i media, che dominano le banche, che si arricchiscono a spese degli altri, che tramano nell'ombra. La Repubblica Islamica poi ci ha aggiunto il resto: il negazionismo della Shoah, l'idea che gli ebrei siano "nazisti", che Israele "stermini innocenti". È la stessa logica malata: negare la Shoah e allo stesso tempo invocare un'altra. Io quelle parole le ho sentite per tutta la vita, e oggi le rivedo scritte nei post e nei cortei in Europa.

Dopo essere fuggito dal regime, mi ci sono voluti due anni di studio per capire la verità su Israele, sugli ebrei e sull'ebraismo. Ho scoperto un Paese libero, democratico, dove si vota, dove convivono religioni e culture diverse. L'unica vera democrazia del Medio Oriente. Ho scoperto che in Israele vivono oltre due milioni di cittadini arabi musulmani, che votano, hanno partiti, medici, giudici, parlamentari. Ho scoperto che ci sono 250mila ebrei persiani che vivono liberi, lavorano, studiano, e che nessuno li discrimina per la loro origine. Ho visto un Paese che investe in ricerca, innovazione e tecnologia, che salva vite umane in mezzo alle guerre. Un Paese che, invece di distruggere, costruisce.

E ho capito anche un'altra cosa: gli israeliani non odiano l'Iran e gli iraniani. Al contrario, tanti di loro amano il nostro popolo, conoscono la nostra storia comune, ricordano che l'imperatore Ciro liberò gli ebrei dalla schiavitù babilonese. Esiste un legame antico tra Iran e Israele, tra persiani ed ebrei, fatto di cultura, rispetto e civiltà. Il regime lo ha spezzato, ma quel legame non è morto.

Purtroppo, però, anche qui c'è chi non vuole capire. Per cecità ideologica, per calcoli elettorali o come mi ha detto qualcuno "perché questa è la politica". E così, pur sapendo di fare del male, continuano a ripetere quella stessa propaganda che in passato ha giustificato pogrom, persecuzioni e genocidi.

Io, invece, rimango un orgoglioso persiano e ateo, ma sempre e ovunque dirò: Am Israel Chai. Amerò sempre l'Occidente, perché mi ha regalato ciò che il mio Paese mi aveva tolto: la libertà.

* Dissidente iraniano

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