Il Texas si ribella alle nozze omosessuali

Da venerdì già centinaia di nozze gay sono state celebrate attraverso gli Stati Uniti e in tutto il mondo ci sono state manifestazioni di sostegno e gioia in seguito alla decisione della Corte Suprema americana di legalizzare le unioni omosessuali a livello federale. Eppure, il destino della questione dei matrimoni gay negli Stati Uniti non è stata risolta nemmeno dalla decisione dei giudici supremi e il dibattito è destinato ad andare avanti ancora a lungo nel Paese. Il procuratore generale del Texas ha già lanciato una sfida alla magistratura federale, dichiarando domenica come gli ufficiali del registro delle singole contee, ovvero i funzionari pubblici incaricati di firmare la documentazione, possano rifiutarsi di sposare due omosessuali senza essere sanzionati - come previsto dalle legge - nel caso avessero obiezioni basate sulla loro fede religiosa.

La questione della libertà religiosa già in passato è stata sollevata da politici, giudici o gruppi conservatori. A febbraio 2014, per esempio, il Parlamento dell'Arizona aveva approvato un disegno di legge che permetteva ai commercianti dello Stato di rifiutare i propri servizi, citando motivazioni religiose. Il testo - che aveva creato controversie nazionali e su cui poi il governatore aveva messo il proprio veto - non faceva riferimento esplicito ai gay, ma i detrattori del disegno di legge hanno subito accusato i politici conservatori di avere un obiettivo discriminatorio. Accadeva dopo che coppie omosessuali avevano fatto causa a un fotografo in New Mexico, un fiorista dello Stato di Washington e un pasticcere del Colorado per aver rifiutato servizi per celebrazioni di unioni gay.

Il procuratore generale del Texas Ken Paxton ha definito «un verdetto senza legge» quello della Corte Suprema che, secondo lui, avrebbe «ignorato ancora una volta il testo e lo spirito della Costituzione per fabbricare un diritto che semplicemente non esiste». La clausola della libertà religiosa iscritta sia nella Costituzione federale sia in quella statale garantirebbe infatti ai funzionari pubblici la possibilità di rifiutare i propri servizi. Questo non accade soltanto in Texas. Nei vicini Mississippi e Louisiana da venerdì non sono state portate a termine le cerimonie richieste e il governatore della Louisiana, il candidato presidenziale repubblicano Bobby Jindal, benché abbia ammesso che il suo Stato dovrà seguire le indicazioni dei giudici supremi, ha dimostrato la sua contrarietà facendo sempre leva sulle libertà religiose: «Penso sia sbagliato che il governo federale obblighi cristiani, commercianti, pastori, chiese a partecipare a cerimonie matrimoniali che violano il nostro sincero credo religioso», ha spiegato. «Dobbiamo combattere per la nostra libertà religiosa».

Dall'altra parte, sono arrivate immediate le critiche della associazioni per i diritti gay in tutti gli Stati Uniti: «I funzionari pubblici non hanno né il diritto costituzionale né quello legale di discriminare nel fornire servizi pubblici», ha detto Shannon Minter del National Center for Lesbian Rights.

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