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Thalassa, le minacce dei migranti: "Portaci in Italia o ti ammazziamo"

Le minacce deui migranti a bordo della Thalassa. Poi l'intervento della Diciotti: la nave fa rotta sull'Italia (ma il Viminale non ha indicato il porto di sbarco)

Thalassa, le minacce dei migranti: "Portaci in Italia o ti ammazziamo"

Matteo Salvini è stato chiaro: quando la nave Diciotti della Guardia Costiera arriverà in Italia, "chi sbarcherà lo farà per andare in galera". Nel mirino del governo, Toninelli in testa, ci sono due migranti "facinorosi" che hanno fatto scattare la rivolta sulla Vos Thalassa facendole cambiare la rotta.

Ed è proprio su quanto successo a bordo del rimorchiatore italiano che si concentra ora l'attenzione politica. Nella mattinata di ieri Salvini aveva annunciato l'intenzione di chiudere i porti anche all'imbarcazione della Marina italiana e alla Vos Thalassa perché "avrebbe dovuto consegnare gli immigrati alle motovedette libiche che erano state allertate". Da Toninelli era invece arrivata una indicazione differente, autorizzando il trasbordo sulla Diciotti. Il motivo ufficiale, appunto, è stata la richiesta di aiuto da parte del comandante della Thalassa. In due mail inviate alle autorità nostrane dal rimorchiatore hanno richiesto l'intervento della nostra Marina. La nave in un primo momento stava facendo rotta verso Sud per incontrarsi con i libici e consegnare loro gli immigrati (come già accaduto in passato). Alcuni "naufraghi" se ne sono accorti e hanno fatto scattare la protesta. "I migranti - si legge nelle mail - hanno accerchiato a questo punto l'ufficiale chiedendo spiegazioni e manifestando un forte disappunto, spintonando lo stesso e minacciandolo". Non solo. Secondo quanto scrive Libero, gli immigrati avrebbero usato parole dure: "Se non ci fai sbarcare in Italia, ti ammazziamo". Da qui la decisione di Toninelli di far intervenire la Diciotti in una operazione di "polizia giudiziaria" per stanare i "facinorosi", garantire la sicurezza dell'equipaggio italiano di Vos Thallassa e arrestare, una volta a terra, i responsabili della rivolta.

Non mancano, ovviamente, le polemiche. Salvini ieri ha ribadito che il suo obiettivo è quello di fermare il traffico di esseri umani, impedendo a tutte le navi che transitano nel Mediterraneo di "aiuitare" indirettamente i trafficanti. Prima è stato il turno delle Ong, poi delle navi militari Ue. Ora nel mirino ci sono i mercantili che operano al largo della Libia. Anche perché, ha fatto notare ieri il ministro dell'Interno, dei 67 immigrati ora sulla Diciotti 23 persone vengono del Pakistan, dodici dal Sudan, dieci dalla Libia, sette dalla Palestina, quattro dall'Algeria, quattro dal Marocco, due dall'Egitto, und dal Bangladesh, uno dal Ciad, uno dal Ghana, uno dal Nepal e uno dallo Yemen. La domanda è: "In quale di questi Paesi c'è la guerra?".

Ecco perché, per ora, il Viminale non ha ancora indicato un porto di sbarco alla nave della Marina italiana.

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