Il tifoso arrestato accusa «Capo ultras dell'Inter ha ordinato l'agguato»

Niente fermo per Marco Piovella che nega ogni responsabilità. Giallo sul suv assassino

Ha fatto il nome del presunto promotore del raid contro i tifosi del Napoli, durante il quale è stato investito e ucciso Davide Belardinelli. E ha fornito alcuni elementi, nella sua versione dei fatti, utili a ricostruire quello che è accaduto durante gli scontri fra ultras poco prima di Inter-Napoli nella serata di mercoledì a Milano. Sono questi i tasselli più importanti dell'interrogatorio di ieri davanti al gip Guido Salvini di uno dei tre interisti arrestati con le accuse di rissa aggravata e lesioni.

Il tifoso chiamato in causa come presunto capo della frangia violenta si chiama Marco Piovella, è uno dei leader della curva dell'Inter. Poco dopo le dichiarazioni che lo coinvolgevano si è presentato in Questura insieme al suo legale, l'avvocato Mirko Perlino. In serata Piovella, tra i capi dei Boys San e che avrebbe fornito una versione differente da quella del suo accusatore, ha lasciato gli uffici della polizia. Non è in stato di fermo. «Ha voluto presentarsi spontaneamente - spiega l'avvocato -. Ha semplicemente ammesso di aver partecipato agli scontri (un combattimento secondo i pm, ndr). Non è l'organizzatore». Solamente uno dei tre tifosi detenuti a San Vittore, Luca Da Ros, incensurato, ha risposto alle domande del gip. Gli altri due, Francesco Baj e Simone Tira, assistiti dall'avvocato Antonio Radaelli, si sono avvalsi della facoltà di non rispondere e hanno fatto dichiarazioni spontanee. Il giudice Salvini ha spiegato che i tre si sono riconosciuti nelle immagini riprese in via Novara e che la decisione sulla convalida dell'arresto e l'eventuale misura cautelare arriverà oggi. I pm Michela Bordieri e Rosaria Stagnaro e l'aggiunto Letizia Mannella hanno chiesto il carcere.

Gli indagati sono in tutto nove. Da Ros, assistito dall'avvocato Alberto Tucci, ha parlato anche del suv nero che ha investito Belardinelli, il cui conducente è ancora ricercato dalla Digos. E dalle prime indagini difensive sono emersi alcuni dubbi sulla ricostruzione dell'investimento fatta fin qui dagli inquirenti. L'auto avrebbe colpito con violenza la vittima all'altezza dell'addome. Belardinelli si sarebbe accasciato, il suv si sarebbe fermato per una frazione di secondo e poi sarebbe ripartito. La persona alla guida si sarebbe quindi accorta di aver investito qualcuno. Secondo il tifoso 21enne, l'auto scura non apparteneva alla colonna di pulmini dei tifosi del Napoli, ma andava in direzione dello stadio. Non era dunque in uscita da Milano, come invece risultava in un primo momento. All'improvviso è uscita dalla colonna di veicoli, scartando di lato, invadendo la corsia opposta e travolgendo il 39enne che attraversava la strada. Non è chiaro se il conducente passasse di lì per caso o avesse a che fare con gli scontri.

Il giovane ha poi ricostruito le fasi della serata, dal ritrovo al bar con i compagni nerazzurri alla guerriglia di via Novara. Sarebbero stati i sostenitori del Napoli a consegnare il ferito agli interisti, che lo hanno portato in ospedale. Da Ros ha sostenuto di aver avuto un ruolo marginale negli scontri e si è detto pentito.

Baj e Tira hanno ammesso di essere stati presenti, ma hanno anche loro dichiarato di non essere entrati in contatto con i tifosi napoletani. È infine emerso che le armi usate nell'assalto erano già nel parco e che c'era un piano quasi militare, con ruoli ben definiti e autisti con il compito di portare gli ultras sul posto: quattro per ogni auto.

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