Tifoso dell'Inter investito. Arrestato ultrà del Napoli

Fabio Manduca rintracciato dieci mesi dopo Il gip: «Lo uccise apposta». La Digos: omertà

Tifoso dell'Inter investito. Arrestato ultrà del Napoli

Milano «Gli ultras dell'Inter non ci hanno reso vita facile nel ricostruire quanto è accaduto e nell'individuare nell'ultrà napoletano Fabio Manduca il responsabile della morte del tifoso del Varese Daniele Belardinelli. Si sono comportati all'insegna dell'omertà più assoluta».

Il dirigente della Digos di Milano, Claudio Ciccimarra, è da sempre un uomo parco di parole. Per questo colpisce la sua premessa esplicitamente risoluta di ieri mattina durante la conferenza stampa per l'annuncio dell'arresto di Manduca, il tifoso napoletano di 39 anni accusato di omicidio volontario per aver travolto e ucciso con l'auto il 35enne Belardinelli il 26 dicembre scorso nel corso degli scontri tra ultrà prima di Inter-Napoli in via Novara, a meno di due chilometri dallo stadio di San Siro. L'uomo, che è in cella a Poggioreale e verrà trasferito in carcere a Milano per essere interrogato lunedì dal gip Guido Salvini, ha molti precedenti per furto, ricettazione, commercio di prodotti falsi e truffa. Inoltre avrebbe legami con il gruppo dei «Mastiffs» e con clan camorristici. Manduca e il fratello gestiscono infatti un'impresa di pompe funebri di recente coinvolta anche in un'indagine per legami con i Cesarano, i Nuvoletta e i Polverino.

C'era Manduca alla guida della Renault Kadjar che ha investito e poi è passata con tutte e due le ruote del lato destro sul corpo dell'ultrà del Varese. Mentre immediatamente dopo l'incidente la situazione di Belardinelli non è apparsa gravissima, tanto che alcuni amici - tra cui Luca Da Ros, unico a collaborare con gli investigatori - lo hanno sollevato e portato in macchina all'ospedale San Carlo, poco dopo purtroppo Belardinelli è morto per le lesioni plurime alle gambe e al bacino.

Anche grazie ai colleghi della Digos di Napoli, le indagini degli investigatori milanesi si sono concentrate da subito proprio negli ambienti del tifo napoletano. Da lì si è giunti al sequestro delle auto coinvolte e alle persone: per la morte di Belardinelli al momento sono coinvolti circa in trenta, alcuni già in carcere a vario titolo per omicidio colposo, rissa con l'aggravante di morte per conseguenza di altro reato, uso e detenzione illegale di armi e omissione di soccorso. Da loro infine si è arrivati al 39enne dei «Mastiffs».

«Non ha fatto nulla per evitare di investirlo» scrive Salvini, nell'ordinanza in cui dispone l'arresto di Manduca. E parla di «un'azione di stile militare, preordinata per tendere un agguato ai tifosi della squadra opposta» da considerarsi «espressione tra le più brutali di una sottocultura sportiva di banda che richiama per la tecnica usata uno scontro tra opposte fazioni politiche».

Sempre dai passi dell'ordinanza emerge che Manduca rallentò davanti al corpo poi «scelse» di accelerare «passandogli sopra quando era già steso» e accettando l'eventualità di provocargli «quasi inevitabilmente danni letali». In un'intercettazione l'arrestato ammette l'incidente ma dice, in napoletano: chill se vuttat iss annanz a machin. Ma si pur' l'agg' vuttat' non ce ne simm' accort, ovvero «quello si è buttato sotto la macchina, ma se anche l'ho buttato non ce ne siamo accorti».

Parole che sono valse per configurare l'accusa, tanto quanto le immagini delle telecamere di sorveglianza pubbliche e private che hanno ripreso gli scontri di via Novara, ma non il momento dell'incidente e che sono state analizzate per mesi dalla Digos; a questo si sono aggiunte anche le perizie scientifiche: la Kadjar incriminata sotto non era sporca uniformemente come le altre auto, ma aveva una strisciata compatibile con il contatto e il passaggio su un corpo.

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