Tira e molla gialloverde Il governo trasforma la Tav in una buffonata

La Lega e Tria insistono per il sì, il M5s per il no Il Pd: sfiduciare Toninelli. Fi: cacciare il premier

Tira e molla gialloverde Il governo trasforma  la Tav in una buffonata

Non ha una linea sulla Tav il governo, ne ha troppe, cioè nessuna. La confusione impera sull'alta velocità e prosegue il braccio di ferro tra la Lega per il sì e il M5s per il no.

In mezzo, ci sono i comprimari, dal ministro dell'Economia Tria favorevole a quello dei Trasporti Toninelli contrario. E poi lui, il premier Giuseppe Conte, che dovrebbe trovare la quadra ma in realtà attende, imbarazzato, di sapere come si conclude la disputa tra i due vice, Salvini e Di Maio. Intanto, il presidente del consiglio smentisce le notizie che lo davano per una versione «ridotta» della Torino-Lione, quella con meno stazioni italiane che per la Lega potrebbe essere il compromesso risolutivo. Un nota di Palazzo Chigi precisa che il capo del governo gialloverde «non ha aperto a nessuna ipotesi di mini-Tav, né ha mai richiesto un ulteriore contributo all'analisi costi-benefici dell'opera, contributo che è stato invece sollecitato dal Mit». Insomma, Conte «non ha mai anticipato nessun giudizio». Semmai, spiega Conte a La Stampa, attende «un supplemento di indagine». La tattica è prendere tempo, magari fino alle elezioni di maggio, mentre gli ultimatum dall'Europa e dalla Francia cadono nel vuoto. A due settimane dall'analisi-costi benefici che doveva sciogliere il nodo, Toninelli ammette che ha richiesto un'integrazione sulla tratta nazionale. E il gruppo di lavoro del professor Ponti conferma un «risultato molto negativo: circa -2,5 miliardi». Insomma, i grillini non arretrano, non possono farlo, pena insurrezione della base: «Come M5s - dice il ministro - ribadisco profondamente il no alla Tav senza alcun pregiudizio».

Eppure, fonti leghiste ripetono da giorni che sul dossier Torino-Lione c'è la «comune volontà politica» di Carroccio e 5S di «arrivare a un accordo la prossima settimana».

Il titolare dell'Economia Tria insiste per l'ok alla Tav: «Ci sono posizioni differenti nel governo ma ci sarà un'evoluzione positiva. Del resto c'è una legge su questo e per cambiare ci sarebbe bisogno di un'altra legge. Ma non credo sarà così, i fatti ci porteranno verso quella posizione».

Prendere tempo, continuare nel gioco del rinvio, guardare solo ai singoli interessi elettorali delle forze al governo, non sembra più possibile. Il ridicolo rischia di sommergere l'Italia agli occhi del mondo e un no o un sì sarebbero comunque meglio di questo balletto. Entro marzo saranno pubblicati i bandi che sbloccano le gare d'appalto della Tav e, anche se possono essere annullati entro sei mesi senza penali, c'è il rischio concreto di perdere i finanziamenti europei, dover restituire i fondi già concessi ed essere estromessi dalla ripartizione per 5 anni.

La situazione è «ancora più surreale, se vista dagli Stati Uniti», dice la presidente di Fdi Giorgia Meloni, oggi alla Conservative political action conference di Washington.

Il governatore del Piemonte, Sergio Chiamparino, vuole il referendum: «Assurda la proposta mini-Tav. Saremo noi, non certo la Lega, a fare la consultazione popolare per far pronunciare i piemontesi sul blocco della Tav».

Le opposizioni sono in ebollizione. Il Pd annuncia una mozione di sfiducia per Toninelli e il candidato alla segreteria dem Maurizio Martina dice: «La mini Tav non esiste, è un espediente propagandistico per far contento Salvini».

Non basta a Fi, che vuole tutto il governo giù. Per la vicepresidente dei senatori azzurri Licia Ronzulli, «sfiduciare soltanto lui servirebbe a poco perché i grillini ne metterebbero un altro, uguale se non peggiore, che si opporrebbe pregiudizialmente alla Tav».

Da giovedì sera, annuncia la responsabile Trasporti Deborah Bergamini, è partito il «Conte alla rovescia» di Fi. «Toninelli, ha detto che entro una settimana si deciderà e noi siamo pronti al countdown». Mancano solo 5 giorni, ma è facile che anche stavolta il governo si rimangi le sue promesse.

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