Il quasi presidente non cambia: muto e invisibile

L'attesa al lavoro nel suo ufficio alla Consulta. Apprezzamento per la telefonata di Berlusconi

Il quasi presidente non cambia: muto e invisibile

Roma - Cento metri, centoventi al massimo, in leggero pendio. Sergio Mattarella quella salitina da via della Consulta, dove abita, al palazzo della Consulta, dove lavora, se la fa sempre a piedi. Stavolta no, e la pioggia non c'entra. «Mandatemi una macchina», ha chiesto alla segretaria, sorpresa dalla novità. Niente passeggiatina, anche se fa bene alla salute, meglio non rischiare di incontrare qualcuno.

Grigio, appiattito a un muro, invisibile. Insomma, Mattarella è sparito. Se già prima dell'investitura da parte di Matteo Renzi era un tipo schivo e riservato, adesso per rintracciarlo bisogna mandare la foto a « Chi l'ha visto? ». La prudenza storica democristiana, atavica, aggiunta alla delicatezza del momento e al carattere dell'uomo, hanno portato il candidato presidente a scegliere la linea del silenzio assoluto.

La giornata più lunga di Sergio Mattarella trascorre così al chiuso del suo ufficio alla Corte Costituzionale, dove è stato eletto nel 2011.È lì che nel pomeriggio riceve la telefonata di Silvio Berlusconi che gli illustra il perché del suo no. «Non ho nulla contro la tua persona - dice il Cavaliere - però la candidatura doveva essere condivisa». Quindi, niente da fare. E il giudice dell'Alta Corte apprezza. «Gli ho comunicato che voteremo scheda bianca - racconterà più tardi il leader di Forza Italia - e lui ha accolto la decisione come un segno di rispetto nei suoi confronti».

Passa poco e chiama Angelino Alfano, con le stesse motivazioni e con il tono di chi condivide l'origine politica democristiana e l'origine geografica siciliana: «Sei una persona degnissima», spiega il ministro dell'Interno, però noi non possiamo partecipare «a una scelta maturata esclusivamente dentro il Pd». Si fa vivo pure Lorenzo Cesa, che dà voce all'imbarazzo dei centristi: «Sergio è un fratello, sarà un presidente di garanzia per tutti, Il problema è il metodo Renzi».

Sergiuzzu , a quanto risulta, non si scompone e nemmeno si esalta. Profilo basso, come al solito, e «grande soddisfazione» per le parole di Matteo, il premier arrivato da un altro pianeta e da un'altra era geologica e che lui conosce appena. Talmente poco da doversi far raccontare da un deputato del Pd a lui vicino, Francesco Saverio Garofani, il succo e il sottinteso del discorso di Renzi ai parlamentari riuniti, giudicato «ottimo» per il tono e i contenuti.

Per il resto tutto come il solito. Sveglia presto e «testa alle sentenze», una giornata come le altre, se non fosse per le troupe televisive appostate dall'alba sotto la foresteria della Consulta, dove Mattarella abita dopo la scomparsa della moglie, che lo costringono a rinunciare alla consueta sgambatina di salute. Alla Corte Costituzionale il lavoro del giudice è interrotto da mille telefonate. In serata una cena tranquilla e a letto presto. «Conduce una vita monacale», dicono gli amici.

«Al massimo va a mangiare dalla figlia».

Gli altri amici, quelli di Montecitorio, che pure non frequenta da sette anni, rivelano qual è il trait d'union tra il premier e Mattarella. «Pierluigi Castagnetti. È stato lui a spiegare a Matteo che è Sergio».

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