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“Vi dico chi è davvero il politico più maschio

L'ex ministro Nunzia De Girolamo racconta a ilGiornale.it la sua prima esperienza da conduttrice televisiva col programma Ciao, maschio, in onda il sabato in seconda serata su Raiuno

"Vi dico chi è davvero il politico più maschio"

"Quando si accende una telecamera, è come se non esistesse, non provo nessuna ansia per le dirette e riesco ad essere me stessa". L'ex ministro Nunzia De Girolamo, racconta a ilGiornale.it la sua prima esperienza da conduttrice televisiva col programma Ciao, maschio, in onda il sabato in seconda serata su Raiuno.

Ciao, maschio è stato prolungato per altre cinque puntata. Si sarebbe mai aspettata un simile successo?

“Mah, io resto sempre con i piedi per terra. Mi sono lanciata in un'avventura senza sapere quale fosse il risultato. Non mi aspettavo che avesse successo in breve tempo però, quando credi in qualcosa e ci lavori tutti i giorni in prima persona, il risultato arriva. È una bella soddisfazione perché credo che molti magari tifassero più per l'insuccesso che per il successo”.

A chi si è ispirata per condurre Ciao, maschio?

“Non mi sono ispirata a nessuno perché ho una grande stima di un personaggio femminile come Maria De Filippi e di un personaggio maschile come Fiorello, ma la mia conduzione non assomiglia né all'uno né all'altro. Non sono né uno showman come Fiorello né una donna d'esperienza come Maria. Ho provato a usare una strategia che ho usato anche nella mia vita precedente e cioè essere me stessa. Quando si accendono le telecamere non recito una parte, sono semplicemente Nunzia. Poiché mi sono stancata della televisione urlata e trash che fa ascolti a tutti i costi, ho pensato di costruire piano piano l'affezione a questo format, cercando di ricreare un salotto simile a quello di casa in cui si discute serenamente, dove si parla e si approfondiscono dei temi anche con momenti di leggerezza. Non ho usato strategie perché penso che la tivù è sempre e comunque verità, è lo specchio dell'anima. Credo di avere un grande pregio: io ascolto molto i miei ospiti e interagisco con loro come se fossero a casa mia per una cena o un aperitivo”.

Qual è l'ospite che l'ha colpita di più?

“Mi hanno colpito un po' tutti. Sicuramente reputo un successo personale l'intervista a Vittorio Sgarbi perché lui è il personaggio più difficile da intervistare: O parte con 'capra, capra' oppure, se si annoia, è capace di addormentarsi o mettersi al telefono in diretta. Io, invece, sono riuscita a tirar fuori degli aspetti insoliti del carattere di Vittorio. Poi, senza nulla togliere agli altri, mi sono piaciute molto le parole di Morelli e la generosità di Gigi D'Alessio che non si è sottratto a nulla. Ma devo dire che sono riuscita a tirar fuori un po' con tutti più le persone che i personaggi e si sono comportati tra di loro come se fossero tra amici”.

Chi è il politico più "maschio"? E quello meno "maschio"?

“Il più maschio è la Meloni, il meno è sicuramente Luxuria perché io l'ho intervista nei panni di Vladimiro, ma anche nei panni di un maschio lei era proprio donna. Credevo che vederla vestita come Vladimiro mi avrebbe sconvolto e, invece, nonostante l'abito, lei era pur sempre una donna”.

Quale programma che le piacerebbe condurre?

"Ciao, maschio in un orario e in un giorno diverso”.

Perché ha deciso di intraprendere proprio la carriera televisiva?

"Una volta uscita dalla politica, ho avuto una fase di riflessione durata qualche settimana. Ma sono ripartita subito, anche se la delusione dal mondo politico c’era. Ho iniziato a fare la pratica giornalistica, ho chiuso il contratto con Giletti a Non è l'Arena ho pensato che la televisione fosse, per com'è la politica degli ultimi vent'anni, il settore più vicino al mondo dal quale io venivo. Inoltre, per Forza Italia, avevo sempre fatto molta televisione e, perciò, in dieci anni avevo accumulato una grande esperienza. Ho pensato che la televisione fosse lo strumento più adatto a quello che avevo fatto fino ad oggi sia per continuare alcune battaglie che effettivamente ho fatto con Giletti e per arrivare alle persone come facevo con la politica. A questo ho, poi, aggiunto i social che, per me, sono uno strumento per non perdere il contatto con la gente. Da una settimana ho raggiunto i 100mila follower”.

Che reazione ha avuto suo marito quando gli ha comunicato di voler entrare nel mondo dello spettacolo?

“Lui è stato sempre molto contento di questa scelta. Anche se non condivideva le mie idee, mi ha sempre riconosciuto la capacità di avere sempre la risposta e quella funziona in televisione. Sa che mi piacciono le sfide, mi vedeva contenta e ha reagito benissimo. Questa mia scelta rende più semplice anche la nostra vita di coppia che, prima, era un po' più conflittuale. Che, poi, non è che io abbia cambiato idea. I conflitti ideologici restano, ma siamo meno esposti nello stesso mondo entrambi”.

A livello umano e personale, come ha affrontato l'inchiesta giudiziaria da cui, alla fine, è risultata innocente dopo circa 7 anni di indagini?

“È stata la prova più dolorosa e la ferita più insanabile della mia vita. Devo ringraziare la mia famiglia, ma in primis mia figlia perché, se non avessi avuto il sorriso di Gea e il senso di responsabilità di madre che mi portava a reagire in un momento di grande abbandono e di disperazione, non so che fine avrei fatto. Lei mi ha aiutato molto perché mi sono sentita innanzitutto una mamma che doveva dare il buon esempio e, perciò, non mi sono mai lasciata andare allo sconforto. La disperazione c'era e, quando vivi un'ingiustizia che non hai messo in conto, non è facile reagire perché è come un macigno che ti cade addosso e ti provoca un grande senso di inadeguatezza e vergogna. Quella, comunque, resta una ferita che ti cambia per sempre e che ti cambia nell'animo. Ho dovuto subire un processo mediatico che è stato più violento di quello giudiziario. Ci sono giornali che, pur di farti una copertina, ti tratta peggio di come avrebbe trattato Totò Riina e non è facile per chi ha studiato giurisprudenza e che da ragazzina voleva fare il magistrato. Poi, soprattutto nel mondo politico, il dolore dell'altro è sempre ignorato come qualcosa che non ti riguarda. Se, quando sono stata registrata nel pieno delle mie funzioni in casa mia mentre allattavo mia figlia, la politica avesse avuto la forza di legiferare, il trojan non sarebbe arrivato. Poi è arrivato il trojan e qualcuno si è accorto che il sistema era malato, però io sono stata registrata come un delinquente e tutti si sono girati dall'altra parte”.

Si è pentita di aver lasciato la politica?

“Io non l'ho lasciata, è la politica che ha lasciato me. Il territorio, le persone, gli appassionati non contano, contano solo gli eletti e io non ero stata eletta nel collegio di Bologna per soli 500 voti. Il giorno dopo le elezioni, per il mio partito, era come se non fossi mai esistita. La delusione è stata quella di scoprire che non esisteva una comunità. Sarebbe stato facile per me salire sul carro del vincitore di Salvini o Meloni, ma ho scelto di reinventarmi e di non pietire mai più alla porta di alcun partito. È stata una strada in salita, ho avuto dei momenti bui però se io oggi sono una conduttrice è grazie a quei dieci anni di politica che sono stati una grandissima palestra di vita".

Ma le manca?

“Non mi manca perché io sto facendo televisione, ma ho visto la politica fare cinema per tanto tempo. Mi mancherà quando la politica tornerà ad essere quello che io sognavo e che ho sempre sognato che fosse. Ora ci vedo tanto disordine e sono molto più felice della vita che faccio oggi e anche del rapporto umano che oggi ho con le persone. Ora mi vogliono bene perché sono Nunzia e non la De Girolamo di Forza Italia”.

E cosa, invece, l'aveva spinta a impegnarsi in politica?

“Inizia tutto con un caso drammatico. All'epoca avevo uno studio legale con degli amici e, quando un carissimo amico di famiglia si candidò alle Europee in Campania, fece di tutto affinché io lo aiutassi nella campagna elettorale. Purtroppo non finì bene. Lui non solo non fu eletto, ma si suicidò. Ho visto che il costo della politica poteva essere troppo alto, ma, dopo un primo di rigetto verso la politica, accettai di impegnarmi nel partito. Per essere libera, chiesi di fare il responsabile del movimento giovanile provinciale”.

Come ha conosciuto Berlusconi?

“Ho incontrato Silvio Berlusconi in prefettura, al termine di una manifestazione per una raccolta firme. Dentro il palazzo della prefettura riconosco un poliziotto che avevo conosciuto anni prima in una festa organizzata da Mastella e lo convinco a farmi entrare. Il presidente, dopo aver finito la riunione col prefetto, mi vede e mi chiede: 'ma tu come hai fatto a entrare qui dentro? Chi sei per essere così determinata?'. Io, poi, gli consegno una lettera e lui, già la sera stessa, mi richiama, ma avendo il cellulare scarico, non intercetto la telefonata. Per giorni provo a richiamarlo, pur non sapendo di chi fosse quel numero, finché il giorno dell'immacolata è lui a telefonarmi. In quell'occasione mi invita a un incontro con Giacomoni, Letta, Bonaiuti e Bondi e da lì poi è iniziato tutto. Credo di avergli fatto una buona impressione perché, come quando si è accesa la telecamera di 'Ciao, maschio', mi sono detta: 'ora o mi gioco tutto o faccio scena muta' e, così, gli ho raccontato tutta la mia vita. Il giorno dopo lui, che stava fondando il Popolo della Libertà, mi chiese di andare da Bondi da cui mi presentai col mio curriculum di avvocato, e con un book, fatto da mio nonno, dove c'erano tutti gli articoli di giornali che parlavano delle mie iniziative. Questa cosa colpì molto tutti e così decisero di candidarmi”.

Meglio fare tivù o fare politica?

“Sono entrambe due attività stupende. Hanno caratteristiche analoghe, ma mi manca l'attività parlamentare che mi consentiva di incidere quando c'era un problema. Anche col giornalismo e con la tivù puoi incidere, ma diventano più casi individuali che non sono un buon esempio per la collettività. Detto questo, sono felice quando facevo il politico e sono felice ora che faccio televisione. Ritengo un grande privilegio di essere stata in due ambiti che non capita a tutti di poter calpestare”.

Tanti politici prima hanno avuto esperienze televisive e poi politiche. Lei ha fatto il percorso inverso. Quali sono le similitudini e le differenze?

“Non è vero che c'è un pregiudizio solo quando passi dalla televisione alla politica tanto è vero che io non ho avuto la strada spianata perché comunque venivo vista come 'il politico'. È la ragione per cui ho fatto Ballando con le stelle. La mia amica e capo-progetto di Ciao, maschio mi disse: 'Se vuoi fare sul serio, lo devi dimostrare perché, altrimenti, continueranno a pensare che sei un politico. Invece, chi ti guarda deve capire che sei pronta ad abbandonare il tuo ruolo politico'. Ho, quindi, fatto un qualcosa come Ballando che non era proprio nelle mie corde proprio per far cadere questo pregiudizio. Lo stesso penso che capiti se qualcuno fa il percorso inverso”.

Come riesce a conciliare la carriera professionale con la vita privata?

“Sono una persona abbastanza organizzata e non ho distrazioni ulteriori oltre al lavoro e alla famiglia. Cerco sempre di concentrare tutto tra le sette di mattina alle 5 del pomeriggio quando Gea esce da scuola. Non voglio sottrarre tempo alla mia bambina. Cerco di conciliare tutto, anche se ho sempre difficoltà a delegare e alcune cose, come la spesa, continuo a gestirle io. È ovvio, ci sono dei giorni in cui sono distrutta però non rinuncerei mai al ruolo di mamma per ambizione e la carriera. Gea ha il merito di avermi centrato rispetto alle priorità della vita.

Ora la priorità è lei e, poi, viene tutto il resto”.

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