Politica

«Toccherà a un mio erede guidare il nuovo partito»

Berlusconi si candida a un ruolo da padre nobile del futuro movimento dei moderati: «Di certo non si chiamerà Repubblicano» Intanto resta in prima linea per le Regionali

B erlusconi in campo più che mai. Non solo gira e girerà l'Italia come una trottola a sostegno dei candidati azzurri alle Regionali ma intensifica la sua presenza in tv. Tante le interviste alle televisioni locali, ieri sera al Tg5 e, domani, sarà a « Che tempo che fa... ». Un inedito assoluto visto che da Fabio Fazio il Cavaliere non s'è mai fatto intervistare anche se si sfiorò l'ospitata nel 2006. In compenso in queste ore il Cavaliere parla di tutto, anche di se stesso all'interno della nuova «casa» dei moderati: «Sarà un movimento, non si chiamerà Partito dei Repubblicani - giura - e non sarà guidato da me, ma da un mio erede. Chi sarà? Ci sono due o tre persone che potrebbero prendere il mio posto di leader del movimento, ma di sicuro non ci saranno primarie all'interno di Forza Italia». Naturale che riparta il totonome sul successore designato. La figlia Marina? Giovanni Toti? Antonio Tajani? Mara Carfagna? Oppure un outsider come Alfio Marchini? Per ora il mister (o la miss) «X» è avvolto nel mistero.

Sul suo prossimo ruolo, l'ex premier non nasconde di voler far più che altro da guida o da padre nobile: «A bordo campo», dice. E poi: «Credo che adesso, che sono incandidabile per ancora molti anni e che ho raggiunto una veneranda età, posso ancora dare un contributo al mio Paese cercando di suggerire a tutti i moderati di diventare consapevoli della loro forza e della necessità che soltanto una maggioranza politica costituita da loro può modernizzare il Paese e rendere ogni italiano sicuro dei propri beni, del proprio prestigio, della propria libertà cosa che oggi, in queste condizioni, assolutamente non è», dice a un'emittente marchigiana. Si sente ancora in campo, suo malgrado, come nel '94: «Oggi mi sento ancora addosso la responsabilità, con la mia esperienza, con il prestigio che ho, con l'affetto da cui mi sento circondato dovunque io vada. E ancora: «Non volevo fare campagna elettorale per le Regionali e non la faccio, però ho ceduto alle pressioni dei candidati e sono andato in Puglia e in diverse altre città e non si può immaginare da quanto affetto io venga circondato, e questo francamente mi commuove. Un affetto che non risulta dai sondaggi».

E ancora sul presidente del Consiglio: «Renzi? In certe situazioni ha una dialettica, soprattutto in televisione, che è inarrivabile. È bravissimo nella comunicazione, nell'incantare gli spettatori quando va in video, veramente chapeau... Ma lui è un politico di professione, mentre io vengo dal mondo delle imprese e penso di avere più capacità di lui a parlare oltre che al cervello anche al cuore della gente». Lo graffia così: «Un sacco di volte ha dichiarato che non sarebbe mai andato al governo senza una legittimazione popolare, senza passare dalle urne. E invece... Ha fatto il contrario». E sulle pensioni: «Chiamarlo bonus è inaccettabile e una mancanza di rispetto: lo Stato deve pagare tutto quanto è dovuto ai cittadini».

Insomma, è un Berlusconi agguerrito che oggi arriva oggi a Napoli per tirare la volata al governatore uscente Stefano Caldoro: «Sono convinto che vincerà», dice. Sarà una due giorni intensa con tappe anche a Caserta e Salerno. Ma sarà sotto il Vesuvio che il Cavaliere farà il suo bagno di folla alla mostra d'Oltremare dove sono attese migliaia di persone. Sarà un po' un derby a distanza perché, nelle stesse ore, il premier Renzi farà visita all'ex sceriffo di Salerno, Vincenzo De Luca. Il candidato del Pd, dicono, sta perdendo terreno a vantaggio dell'azzurro. Un po' perché le polemiche sui cosiddetti «impresentabili» nelle liste; un po' perché il Pd a trazione renziana non ama affatto l'uomo forte di Salerno. Il Cavaliere cerca di inserirsi nei guai della sinistra e riconquistare una Regione che gli sta particolarmente a cuore. Sia perché è la terra della sua compagna Francesca Pascale; sia perché tradizionalmente la Campania è granaio di voti azzurri. Sono lontani i tempi delle vittorie plebiscitarie ma l'impresa è a portata di mano.

E Berlusconi potrebbe fare la differenza.

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