Dalla nuova legge sulle intercettazioni all'inasprimento delle pene per corrotti e corruttori, dalle norme sulla prescrizione alle politiche sui migranti: il pubblico ministero romano Francesco Minisci, diventato in marzo presidente dell'Associazione nazionale magistrati, è un vulcano di esternazioni, quasi sempre assai critiche, su qualunque norma venga approvata sul fronte della giustizia: tanto da rinfocolare l'eterno dilemma se ai giudici spetti il compito di sindacare le leggi o l'obbligo di applicarle.
Ma Minisci è un fiume in piena. E gli ultimi e più pesanti strali li riserva ad uno dei cavalli di battaglia della componente leghista del governo: le modifiche al codice penale che dovrebbero garantire ai cittadini il diritto di difendersi da soli quando vengono aggrediti in casa, in negozio, in ufficio. Il giudizio di Minisci, affidato a una intervista all'Avvenire, è lapidario: «In questo modo si legittima l'omicidio». Replica secca via Twitter di Matteo Salvini, ministro dell'Interno, che accusa Minisci di «invasione di campo» e promette «io tiro diritto, la difesa è sempre legittima».
Il leader delle toghe nella sua intervista sostiene che già la modifica delle norme varata nel 2006 dal governo Berlusconi III introduce la presunzione di legittima difesa per chi reagisce a intrusioni nelle sue proprietà con minacce alla sua incolumità e ai suoi beni. Ma la Lega (nonostante le vistose perplessità dei suoi alleati di governo, il Movimento 5 Stelle) intende andare ben oltre, sostenendo che la norma del 2006 non ha impedito che i cittadini coinvolti in sparatorie contro i ladri d'appartamento finissero sotto inchiesta e sotto processo. Per il Carroccio, la soluzione è quella indicata nel progetto di legge presentato al Senato dal suo capogruppo Massimiliano Romeo: oltre ad una serie di misure oggettivamente draconiane (come il divieto di concedere benefici carcerari agli scippatori) il progetto di Romeo prevede che sia riconosciuta sempre e comunque la legittima difesa a chi «compie un atto per respingere l'ingresso mediante effrazione o contro la volontà del proprietario, con violenza o minaccia di uso di armi». Romeo sostiene che le norme attuali sono state interpretate dai giudici in modo da renderle sostanzialmente inutili, per cui in Italia difendersi significa ormai passare dalla parte del torto. Servono quindi leggi più chiare che non lascino spazi interpretativi.
Ed è proprio contro la riduzione degli spazi di discrezionalità dei giudici che si scaglia il presidente dell'Anm: «Non si può prescindere dal principio della proporzionalità tra offesa e difesa - dice Minisci - e dalla valutazione caso per caso del giudice: se da fuori casa vedo un tizio che si arrampica sul balcone non posso essere autorizzato a sparargli». Minisci se la prende anche con le proposte, che sembra considerare un corollario di quelle sulla legittima difesa «allargata», sul commercio di armi: «Ci allarma - dice - una eventuale liberalizzazione della vendita di armi: siamo contrari alla vendita nei supermercati».
In realtà di proposte tese a consentire che le pistole vengano vendute insieme alla frutta e alla verdura non c'è traccia negli atti parlamentari della diciottesima legislatura. L'unico atto compiuto finora dal governo è stato il recepimento della direttiva dell'Unione europea del 2017 finalizzata anzi a rafforzare i sistemi di tracciatura e di controllo delle armi in circolazione, riducendo la durata delle licenze e introducendo altre misure restrittive.
Nell'agosto il governo Conte ha convertito in legge la direttiva europea, accettando alcune modifiche chieste dai produttori e appassionati del settore, in particolare sul possesso di armi smilitarizzate e caricatori ad alta capacità. Ma di forme di liberalizzazione della vendita, nel decreto non c'era traccia.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.