Magistratura

Le toghe scelgono il loro capo: sarà scontro a tre

In pole il "dem" Romboli, il "leghista" Pinelli (che piace a Violante) e la "Fdi" Bianchini

Le toghe scelgono il loro capo: sarà scontro a tre

Bene ma non benissimo. Stamattina ci sarà la prima riunione, del plenum del nuovo Consiglio superiore della magistratura, che ieri si è ufficialmente insediato al Quirinale. Dei trentatré componenti (20 togati, 10 laici oltre al capo dello Stato, al primo presidente e al procuratore generale della Corte di Cassazione, membri di diritto), almeno tre sapranno solo stamattina se le forche caudine della commissione interna di verifica dei titoli degli eletti sarà stata magnanima - come le voci di corridoio circolate ieri sera confermerebbero - o se avrà prevalso un'interpretazione rigorosa dei dettami della Carta sui requisiti di eleggibilità dei laici.

Prima ancora dell'elezione del vicepresidente, infatti, si capirà se il costituzionalista voluto dal Pd Roberto Romboli, professore emerito all'Università di Pisa non più ordinario da un paio d'anni, sarà «graziato» dai suoi nuovi colleghi di commissione, il magistrato di Cassazione Paola D'Ovidio e il giudice Bernadette Nicotra, i più votati dalle toghe. Probabilmente l'etica del risultato («è stato ordinario, è un giurista e la sua professionalità non deve essere dispersa», è il trasparente ragionamento della commissione) tenderà a proteggere gli eletti e prevarrà sull'idea che una volta a riposo Romboli non rappresenti più l'accademia, né che da «docente esterno» non sia più il dominus della cattedra che per molti anni gli è effettivamente appartenuta. «L'eleggibilità richiede nell'eletto una rappresentatività del corpo sociale che sia effettiva ed attuale, la Corte costituzionale ha più volte affermato che le cause di ineleggibilità sono eccezionali, di stretta interpretazione e devono essere rigorosamente informate alla soddisfazione di effettive esigenze di pubblico interesse», ricorda un magistrato che vanta una lunga esperienza a Palazzo de' Marescialli.

A quel punto veniale apparirebbe la reale «effettività» dei 15 anni di iscrizione all'albo degli avvocati delle consigliere Fdi Rosanna Natoli e Daniela Bianchini, quest'ultima in predicato di correre per la vicepresidenza assieme allo stesso Romboli, figlioccio dell'ex consigliere Csm Alessandro Pizzorusso, storico esponente della scuola pisana più forcaiola famoso per l'articolo sull'Unità che costò a Giovanni Falcone la poltrona di Procuratore nazionale antimafia. Se è vero che il candidato del Pd è sponsorizzato dai sei togati di Area e potrebbe convincere il laico M5s, i due Md e i quattro togati di Unicost, il legale ufficialmente in quota Lega Fabio Pinelli, considerato vicino all'ex presidente della Camera Luciano Violante, è il tertium datur che con il suo profilo bipartisan ha qualche chance in più di farcela, forte soprattutto dell'influenza dell'ex magistrato che sogna il Quirinale. Docente di Diritto di famiglia e minorile presso la Lumsa, la Bianchini è «sponsorizzata» dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano che l'ha scelta come membro del Direttivo del Centro Studi intitolato a Rosario Livatino, il giudice ucciso dalla mafia la cui camicia insanguinata vigila sull'insediamento del Csm più rosa della storia, in cui le donne sono 10 (sei togate e quattro laiche, tutte di centrodestra). Che questo possa ispirare la nomina della prima vicepresidente a Palazzo de' Marescialli grazie al sostegno dei sette laici di centrodestra, del renziano Ernesto Carbone e dei sette togati di Magistratura indipendente, è auspicio anche di Giorgia Meloni. «Sarà un'elezione imprevedibile», commenta un magistrato che ha partecipato alle trattative. Oggi il verdetto a scrutinio segreto: al primo e al secondo turno servono 17 voti, al terzo il maggior numero di voti. In caso di parità ci sarà il ballottaggio: poi a prevalere sarà il più anziano dei due.

Se fosse il 72enne Romboli non ci sarebbe partita.

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