Le toghe in soccorso del Pd: la vigilanza non funziona

L'assist di Greco, procuratore capo di Milano, a Renzi: bisogna decidere chi fa cosa, si rischia lo scaricabarile

Le toghe in soccorso del Pd: la vigilanza non funziona

L'audizione di Francesco Greco alla Commissione parlamentare d'inchiesta sulle banche cade il giorno dopo la «sfiducia» del Pd al governatore di Bankitalia, Ignazio Visco. E che dice a palazzo San Macuto il procuratore capo di Milano? Che ci sono troppe «sovrapposizioni» tra autorità di vigilanza e alla fine molti «scaricabarile». Anche che Bankitalia spesso è troppo «prudente» e non denuncia i reati.

Frasi perfette per Matteo Renzi, che le usa a conferma della sua tesi sulle crisi bancarie: «È mancata evidentemente una vigilanza efficace - dice il leader Pd -, come il procuratore Greco ha spiegato in commissione di inchiesta. Ci sono stati dei manager, e ne sanno qualcosa anche nelle Marche, che hanno preso dei soldi e non hanno lavorato con la professionalità con la quale avrebbero dovuto. Ci sono persone che hanno visto venir meno i loro crediti e hanno sofferto la crisi delle banche».

Lui, il grande esperto di corruzione e criminalità finanziaria che del governo Renzi è stato consulente fiscale nel 2014, è chiaro: «Bisogna decidere chi deve fare le cose e chi non le deve fare, perché c'è un problema di accavallamento con la Bce, che porta a una sorta di scaricabarile. In Italia tra un po' ci vorrà un Tom Tom tra le autorità di vigilanza».

Per Greco «nessuno è esente da quello che è successo nel sistema bancario». Accusa il parlamento, che non ha fatto la riforma delle autorità di vigilanza, di cui si parla da molto tempo. E accusa il governo, che sul «market abuse» ha lasciato cadere la delega, mentre quelle norme servivano ad esempio per capire il ruolo della Consob. «È difficile districarsi - dice -, mancano regole precise amministrative e penali». E con troppi galli a cantare, nessuno è responsabile. Il capo della procura milanese critica in particolare Bankitalia: «Spesso l'approccio prudente si è verificato per evitare danni sistemici, per evitare una corsa agli sportelli da parte dei risparmiatori. Occorre però bilanciare un atteggiamento prudente con la necessità di fare chiarezza. Quando c'è il reato bisogna avvisare le procure, perché se poi lo scopro da solo è peggio».

L'ufficio che Greco dirige si è occupato di molte grandi inchieste sulle banche, come quella su Mps e lui personalmente di casi come Antonveneta e Bnl. «Il reato più grave, l'ostacolo alle funzioni di vigilanza - afferma-, ha avuto una vera e propria esplosione in tutti i processi penali».

Ora serve un «codice penale bancario» per la tutela del risparmio, dice il procuratore d'accordo con il Pg della Cassazione Luigi Orsi, e Tribunali distrettuali d'impresa. «Quando c'è una crisi come quella che abbiamo avuto - spiega - e non c'è una copertura penale l'imprenditore più propenso al crimine si avvantaggia su quello onesto». E il pm non ha le armi giuste se le sanzioni penali sull'erogazione del credito per «reati o condotte fraudolente sono ridicole». Così, le «acrobazie giuridiche cui siamo stati soggetti negli ultimi anni sono state notevoli».

Greco ci va giù pesante sulle fondazioni bancarie, «free zone» dove non si possono applicare norme penali né reati societari. «Se una Fondazione paga un politico, non incorre nel reato di illecito finanziamento». In tutte queste banche legate al territorio che saltano, per lui «c'è un grande peso della politica locale, che è poi all'origine di tanti problemi che abbiamo visto in questi anni». Certo, in un sistema «bancocentrico» le imprese private si rivolgono necessariamente agli istituti e a far saltare il credito locale contribuiscono «i prestiti elargiti perché quello è amico di tizio».

Quanto ai crediti deteriorati, per Greco il problema è che «non sono mai stati veramente quantificati nei bilanci delle banche». Il pm conclude, riferendosi ad un predecessore del governatore Visco: «L'idea che i soci siano il parco buoi e i risparmiatori vecchiette la dobbiamo superare».

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