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Toh, il populista Renzi se la prende coi populisti

Omaggia il poeta Neruda, elogia il genio italico e condanna la politica che cade preda di spinte autoritarie. Il premier in Cile parla con toni autocelebrativi e cade nel ridicolo

Toh, il populista Renzi se la prende coi populisti

Renzi, populista involontario.

Cita il poeta Pablo Neruda e la sua attenzione a chi soffre. Confessa la grande emozione provata nell'entrare prima alla Moneda, il palazzo presidenziale di Santiago del Cile, e poi al Museo dei diritti umani dove aleggia il ricordo della forza di Salvator Allende e dove ha incontrato i familiari delle vittime del regime di Pinochet.

Spiega quale sia il filo conduttore del suo viaggio in America Latina: non il business assicura ma la cultura. Poi ricorda le «battaglie per le donne in sede Onu».

Il racconto intessuto da Matteo Renzi e pubblicato sulla sua pagina Facebook come un diario del suo viaggio, partito dal Cile e che proseguirà tra il Perù, la Colombia e Cuba, mette dentro l'orgoglio per l'Enel e le grandi aziende italiane ma anche l'apprezzamento per il genio italico che sa farsi valere in campi come quello dell'astronomia o dell'architettura.

Ci sono tutti gli ingredienti: la poesia, la cultura, il valore del lavoro. E la politica. Ed è proprio sulla politica che la fluida narrazione del premier si incaglia. Renzi sottolinea l'impegno per la «nostra generazione di leader europei» che ha la fortuna di aver «vissuto nella pace e nella tranquillità e per questo ha una responsabilità ancora più grande, non solo per tramandare la memoria ma anche per non sporcare la politica che altrimenti diventa facile prede di populismi e spinte autoritarie».

Lontano migliaia di chilometri dalle miserie che spesso attraversano i corridoi della politica Renzi, nell'elargire un diario di bordo autocelebrativo su una piattaforma sociale di massa, condanna i populismi con un discorso che ne contiene tutti gli elementi.

Renzi è forse anche dimentico (ma forse no) del fatto che proprio al suo operato politico è stato spesso accostato l'aggettivo «populista» da commentatori ed opinionisti anche di opposte sponde. Magari togliersi qualche sassolino dalla scarpa riesce più facilmente se si è lontani da casa. Le accuse di populismo, la definizione di democratura per il suo sistema di governo paragonato così ad una democrazia gestita con metodi autoritari non possono essere certamente piaciuti a Renzi che coglie l'occasione di prendere le distanze dal populismo pur sfruttandone nello stesso tempo le modalità.

«C'è un'Italia di cui essere orgogliosi - scrive ancora su Facebook Renzi -. E non è l'Italietta delle polemiche di parte della politica o della comunicazione, vecchia e nuova. È l'Italia che è rispettata per il carico di civiltà che rappresenta e per la voglia di futuro che esprime». Certamente magari c'è chi pensa che quelle «polemiche» siano il sale di una sana dialettica democratica.

Ma per Renzi questo è il momento di pensare «quanto sia grande il nostro Paese e a quanto possiamo e dobbiamo fare per restituire agli italiani non tanto qualità, che è già presente in abbondanza, ma fiducia e consapevolezza». Anche se suona un po' populista.

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