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Toh, dal Recovery plan svanisce il tunnel. E Di Maio si rifà il Wi-Fi

Amendola smentisce la lista dei ministeri. Tra le richieste la domotica per la Farnesina

Toh, dal Recovery plan svanisce il tunnel. E Di Maio si rifà il Wi-Fi

Non sarà semplice per il ministro dell'Economia, Roberto Gualtieri, spiegare alla Commissione europea che una parte della quota italiana di Recovery fund, 13 milioni di euro, sarà spesa nella realizzazione di impianti di «domotica» dentro il palazzo della Farnesina. Vero che Next generation Eu ha tra gli obiettivi anche quello di costruire un futuro digitale, ma equipaggiare il dicastero guidato da Luigi Di Maio con un sistema di «building automation» per avere «un edificio intelligente» rischia di essere interpretato come una decisione che confonde lo strumento, il ministero, e il fine, la digitalizzazione del Paese.

Da una fuga di notizie che ha infastidito molto il governo (il ministro per le Politiche europee, Vincenzo Amendola, ha precisato che si tratta di contenuti superati e ha sporto denuncia alla procura della Repubblica «per individuare i responsabili»), è emersa una raccolta delle richieste dei ministeri per il Recovery fund.

Libro dei sogni che non ha niente a che vedere con le genericissime linee guida varate la settimana scorsa. E nemmeno con alcuni annunci delle ultime settimane, come l'intenzione di fare con le risorse europee il tunnel nello stretto di Messina. Per il resto il documento è molto simile a una raccolta di emendamenti dei partiti, a una legge finanziaria da Prima repubblica, ma corroborato da stanziamenti moltiplicati per dieci.

Che si tratti di una bozza è evidente dalla somma delle richieste, superiore ai 600 miliardi sui 209 disponibili. Ma colpisce il tono di tante richieste partite dai dicasteri. Come, appunto, quello degli Esteri. In tutto un centinaio di milioni di euro per interventi volti a migliorare le infrastrutture dello stesso ministero, tra dotazione delle postazioni dei ministeriali di Pc «con webcam, casse audio, microfono», al «nuovo cablaggio per la rete informatica» del palazzo della Farnesina e della sede secondaria. Poi la dotazione di 7.500 «laptop per il lavoro in mobilità».

Ci sono sicuramente le misure più importanti annunciate. Gli investimenti nella Sanità sono massicci: ci sono i 34,4 miliardi per un «nuovo ospedale sicuro, tecnologico, digitale e sostenibile», quindi per la riqualificazione e la costruzione ex novo di strutture ospedaliere con criteri antisismico e anti-incendio. E in questo caso bisognerà spiegare alla Commissione Ue perché non sono stati utilizzati i 36 miliardi del Mes per la Sanità. Con qualche dettaglio sorprendente come le ingenti risorse richieste per lo «sviluppo delle competenze tecnico-professionali, digitali e manageriali dei professionisti in sanità»: 2,64 miliardi di euro. I 5 miliardi per la siderurgia, che sono di fatto lo stanziamento per l'ex Ilva di Taranto. Poi scuola e infrastrutture.

Ma non mancano sorprese e altri argomenti difficilmente digeribili, secondo le logiche di Bruxelles.

Ad esempio i 60 milioni del ministero dello Sviluppo economico per individuare «soluzioni innovative» anche «in vista della gratuità» del trasporto urbano.

La sostenibilità ambientale emerge in varie richieste. Persino in quelle del ministero della Giustizia che si propone di usare 540 milioni del piano per l'impiego dei detenuti in attività lavorative eco-sostenibili», compresa la gestione dei rifiuti.

Tra i temi ricorrenti, quello dello smart working. Per dotare gli statali di portatili, il ministero per la Pubblica amministrazione chiede 4 miliardi.

Anche in questo caso, difficile comprendere il legame con la ripresa del Paese dalle conseguenze del Covid.

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