A Torino la fronda M5s guarda a de Magistris

Resa dei conti tra Appendino e la base che flirta con il sindaco di Napoli e i No Tav

A Torino la fronda M5s guarda a de Magistris

Nel breve periodo la resa dei conti è programmata per la giornata di oggi, quando il sindaco grillino di Torino Chiara Appendino scioglierà la riserva sulle sue dimissioni. Minacciate dopo il trasferimento del Salone dell'Auto a Milano e l'ennesima polemica interna con il gruppo di maggioranza dei consiglieri M5s. Se Appendino rimarrà in sella, come parrebbe, potrebbe saltare la testa del vicesindaco Guido Montanari, dato verso le dimissioni dalla Giunta oppure in procinto di rimettere la delega di vicesindaco. Ma Torino, con il continuo conflitto tra vertici nazionali, prima cittadina e Movimento locale, è diventata una polveriera. Lo showdown potrebbe essere solo rinviato. La strategia è a lungo termine, con una scadenza naturale datata al 2021, quando i torinesi, salvo sorprese, saranno chiamati alle urne per scegliere il nuovo sindaco. Il rapporto tra Appendino e alcuni ambienti politici che l'hanno trascinata verso il trionfo del 2016 è totalmente compromesso. All'interno della stessa maggioranza i contatti con lo staff del sindaco sono ridotti al lumicino. Scenario speculare per quanto riguarda i consiglieri regionali Cinque Stelle. Per non parlare della rabbia del movimento No-Tav che potrebbe far scoppiare la bomba in caso il capo politico Luigi Di Maio dia il via libera all'alta velocità Torino-Lione.

Ed è qui che i piani dei ribelli potrebbero intersecarsi con le difficoltà nazionali di un M5s in perenne trasformazione, che anche in Parlamento potrebbe perdere pezzi tra gli eletti ambientalisti e più vicini alle istanze classiche di una sinistra movimentista. In questa crisi di identità si innesta la fascinazione di una Torino «arancione», sul modello della Napoli guidata da Luigi de Magistris. I tasselli del puzzle in grado di annichilire il M5s sono: alcuni tra i pentastellati ortodossi in consiglio comunale, i grillini storici espulsi o fuoriusciti, frange del movimento No-Tav, esponenti della sinistra al di fuori del Pd.

Tra i possibili congiurati si possono sentire frasi come questa, pronunciata da un consigliere comunale: «Con la deriva del M5s, in una città storicamente di sinistra si stanno aprendo praterie politiche immense». E anche alle ultime regionali i pentastellati hanno vissuto un declino, che potrebbe essere solo l'antipasto di ciò che accadrebbe da qui a due anni. Con una differenza: «Nel 2021 sulla Lega peseranno già due anni di governo in Regione e i leghisti non avrebbero la stessa freschezza che hanno ora», riflette chi è ansioso di liberarsi di Appendino.

In Parlamento i ribelli, per il momento, stanno a guardare. Tra chi ha deciso di rimanere nel Gruppo Misto e altri che guardano con interesse ai Verdi, a Italia in Comune del sindaco di Parma Federico Pizzarotti oppure al movimento politico DemA fondato da de Magistris. Roma è uno degli esempi più lampanti della campagna acquisti dell'ex magistrato tra i fuoriusciti grillini. Ha aderito a DemA Cristina Grancio, consigliera comunale espulsa dal M5s per la sua contrarietà al progetto dello stadio della Roma, con lei altre adesioni nei municipi romani.

A Torino è entrata a far parte della squadra di de Magistris l'ex pentastellata Deborah Montalbano, che dice: «Luigi verrà presto qui per parlarci della sua esperienza a Napoli». Nel frattempo nei Palazzi della Capitale è partito il tam tam: «Comunque andrà, per Chiara (Appendino ndr) è pronto un posto da ministro».

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