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Torna l'asse Salvini-Meloni "Berlusconi candidato vero"

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Il «campo largo» di Enrico Letta manda in cortocircuito i giornali di area. Repubblica tira la volata per Letta premier. Il Domani di Carlo De Benedetti stronca un'alleanza da Speranza a Calenda. Risultato? Il «campo largo» è già la brutta copia dell'Unione di Romano Prodi. Divisi su tutto: legge elettorale, giustizia, tasse. E ora anche nel collegio di Roma centro, dove si vota il prossimo 16 gennaio per le suppletive alla Camera (dopo le dimissioni di Roberto Gualtieri), il «campo largo» evapora tra veleni e vendette. Il segretario dem non vuole rinunciare però alla sua idea. Per due motivi. Il primo: il «campo largo» è una mossa per restare in partita sull'elezione del prossimo capo dello Stato. Per sedere al tavolo quirinalzio, insomma.

Secondo: creare le condizioni per dare a Letta la premiership della coalizione alle elezioni politiche. Una mossa stanata da Goffredo Bettini e Giuseppe Conte, due che dovrebbero contribuire a costruire il campo largo di Letta. Nello stesso giorno Bettini e Conte rilanciano la proposta per una legge elettorale proporzionale, assestando l'uno due micidiale alle ambizioni del segretario del Pd.

Ma Letta, dal palco di Atreju, insiste: «Io sono per il maggioritario». Lo strappo è servito. Il campo largo è già un cortile. Un giardino stretto. Picconato e smontato pezzo dopo pezzo. E sull'alleanza si assiste a una vera e propria resa dei conti tra i giornali di riferimento del mondo sinistra. Due giorni fa Repubblica (schierata per il campo largo di Letta) pubblica uno studio di Youtrend che assegnerebbe al «campo largo» di Letta la vittoria contro il centrodestra alle prossime elezioni politiche nel 2023. Lo studio, strana casualità, va in pagina dopo l'affondo di Conte e Bettini contro il maggioritario. Repubblica non molla la presa e rilancia con un'intervista al parlamentare Pd Francesco Boccia: «Le ultime simulazioni YouTrend dimostrano che la tendenza a considerare il centrosinistra allargato come alternativa vincente al centrodestra è maggioritaria nel Paese. E che il Terzo polo non ha alcuna chance di successo. Per costruire il campo largo abbiamo tutto il 2022 e ci riusciremo. Aprendo un confronto serio con tutti quelli che si riconoscono nei valori progressisti e riformisti, senza veti né imposizioni. Partendo dal programma che stiamo costruendo nelle Agorà. Perché per noi il campo largo non è una formula politica, né un'alchimia, ma un'idea di società».

Il Domani di Carlo De Benedetti reagisce e piazza in prima pagina l'intervento di Piero Ignazi che stronca il campo largo: «Uniti solo sull'elezione di Enrico Letta nel collegio di Siena». Si muove contro il campo largo anche il Corriere della Sera con un editoriale (tre giorni fa) di Paolo Mieli. Carlo Calenda riapre uno spiraglio. Troppo tardi. Le parole di Letta sono una resa: «Il campo largo è una fatica quotidiana e non credo che trovi soluzione immediatamente».

Sogno svanito.

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