Torna lo scontro sul genere "No al ddl Zan mascherato"

Un articolo del dl Infrastrutture fa infuriare la destra. Il paradosso: il gay Scalfarotto (Iv) contestato dai gay

Torna lo scontro sul genere "No al ddl Zan mascherato"

Riecco la legge Zan mascherata: al Senato passa il Dl Infrastrutture con un articolo che fa infuriare la destra. Il comma 4 bis sull'articolo 1 (introdotto con un emendamento approvato alla Camera), stabilisce che «è vietata sulle strade e sui veicoli qualsiasi forma di pubblicità il cui contenuto proponga messaggi sessisti o violenti o stereotipi di genere offensivi o messaggi lesivi del rispetto delle libertà individuali, dei diritti civili e politici, del credo religioso o dell'appartenenza etnica oppure discriminatori con riferimento all'orientamento sessuale, all'identità di genere o alle abilità fisiche e psichiche». Una norma, inserita con emendamento a firma delle parlamentari Alessia Rotta (Pd) e Raffaella Paita (Iv), che punisce i messaggi sessisti in strada. Il testo viene blindato con la fiducia. Il blitz è compiuto. Insorge Fratelli d'Italia: «Come è possibile che in un decreto riguardante gli investimenti e la sicurezza delle infrastrutture, trasporti e circolazione stradale, sia stata inserita una norma ideologica, volta a limitare la libertà di espressione, con il pretesto che l'esercizio di questa libertà non può avvenire sulle strade e sui veicoli? Una cosa assolutamente inaccettabile, introdotta di soppiatto» attacca Lucio Malan, senatore di Fratelli d'Italia. Otto giorni dopo l'affossamento in Senato della legge contro l'omotransfobia, la tensione resta alta. I supporter del ddl Zan sono diventati ormai gruppi di assalto «squadrista» verso chi la pensa diversamente. Si potrebbe ribattezzare l'intolleranza dei «tolleranti». Associazioni, gruppi Lgbt e Pride hanno scatenato una vera e propria caccia al renziano. A farne le spese, stavolta, è Ivan Scalfarotto, sottosegretario all'Interno. Da gay dichiarato e icona dei diritti civili, Scalfarotto è diventato il primo bersaglio dei tolleranti solo perché renziano. L'agguato è andato in scena in Sicilia: il Palermo Pride ha convocato una manifestazione di protesta contro l'esponente renziano davanti al Palazzo delle Aquile di Palermo, dove era in programma la presentazione del libro di Francesco Lepore Il delitto di Giarre. Un'incursione in piena regola, per zittire chi non si allinea al pensiero unico. Scalfarotto non ci sta e dal profilo Facebook si sfoga: «Che io sia gay, insomma, non mi impedisce di pensarla diversamente dal Palermo Pride o da altre associazioni LgbT e di rivendicare con piena convinzione la fondatezza delle mie opinioni», denuncia il sottosegretario che poi va al cuore della questione: «Credo che la gestione del cosiddetto disegno di legge Zan sia stata frutto di un'imperdonabile incompetenza o di un incredibile cinismo». Scalfarotto, giusto ricordarlo, è sposato con Federico Lazzarovich.

È stato il primo esponente del governo italiano a sposarsi civilmente in un'unione omosessuale a un anno esatto dall'entrata in vigore della legge Cirinnà. Ma non basta. Va punito. Zittito. Il paradosso dei tolleranti. Diventati intolleranti verso tutti e tutto.

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