La ripresa pare finalmente consolidarsi. A maggio, ha reso noto l'Istat, la produzione industriale è cresciuta dello 0,7% (segnando il secondo incremento congiunturale più elevato degli ultimi due anni) rispetto al mese precedente e del 2,8% su base annua. È un dato che ha battuto le stime degli analisti anche se va detto che rispetto ad aprile 2017 non si poteva non registrare una crescita visto che i due ponti di Pasqua e della Liberazione avevano praticamente bloccato l'attività economica.
Occorre, tuttavia, sottolineare che gli aumenti tendenziali maggiori sono stati registrati della fabbricazione di mezzi di trasporto (+7,3%), dalle industrie manifatturiere di macchine (+6,7%) e dagli altri fabbricanti di impianti (+5%). Il minimo comun denominatore è rappresentato dalla stretta connessione fra ripresa della produzione e gli investimenti destinati all'acquisto di questi beni. Si comprende bene anche se ieri il diretto interessato non si è assunto nessun merito particolare che i dati certificati dall'Istat sono la derivata prima del piano «Industria 4.0» varato dal ministro dello Sviluppo, Carlo Calenda, e in particolare delle detrazioni fiscali note come «iperammortamento». Su Twitter si è invece espresso il premier Paolo Gentiloni che ha promesso «impegno perché la crescita dia più lavoro e meno diseguaglianze».
Altre notizie positive sono giunte dall'industria meccanica italiana che prevede un andamento positivo nel 2017, con una produzione che dovrebbe crescere del 3,7% a 46,6 miliardi di euro mentre l'export dovrebbe aumentare del 2,5% a 26,9 miliardi a fronte di un incremento dell'occupazione dello 0,2 per cento. Le stime sono state diffuse in occasione dell'assemblea di Anima, l'associazione di settore. «Gli incentivi del piano Industria 4.0 hanno dato a imprese e imprenditori un contributo anche psicologico a una crescita che ora deve diventare solida e strutturale», ha commentato il presidente Alberto Caprari.
Ma come si devono interpretare questi numeri? Secondo il capo economista Italia di Unicredit, Loredana Federico, «le aziende stanno espandendo la produzione per sostenere l'accelerazione dell'export» e il trend positivo, che coinvolge anche il settore dei servizi, dovrebbe determinare un incremento congiunturale del Pil dello 0,3 per cento nel secondo trimestre. Una valutazione condivisa anche dal Centro studi Confindustria, che sulla base delle indagini sui direttori degli acquisti, prevede un rialzo dello 0,4% mensile della produzione industriale anche per giugno.
Più prudente, invece, il senior economist di Intesa Sanpaolo, Paolo Mameli, secondo cui questo dato positivo non implica che «il Pil sia destinato ad accelerare nel secondo trimestre». I primi tre mesi del 2017, infatti, avevano evidenziato un incremento dello 0,4% nonostante la produzione industriale fosse diminuita in quanto il deflatore del Pil aveva compensato le variazioni negative. Tuttavia, vi sono «indizi di un possibile recupero degli investimenti in macchinari che hanno deluso sia nell'ultima parte del 2016 che a inizio 2017». Ecco perché la banca milanese non esclude che nel 2017 il prodotto interno lordo possa aumentare più delle stime (+1,1% per Ca' de Sass). Le organizzazioni sindacali, invece, hanno evidenziato come la ripresa della produzione industriale non sia stata accompagnata da quella dell'occupazione.
Di qui la prudenza del ministro Calenda. «Industria 4.
0 ha senso se ha un orizzonte temporale decennale e diventa un processo di lavoro che va oltre gli incentivi fiscali e finanziari», ha commentato precisando che «dopo il bazooka per riavviare la macchina, dopo devono andare avanti gli altri capitoli come quelli del lavoro e della formazione».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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