Vai a combattere in Siria con i gruppi più estremisti e quando torni a casa, in Europa, non ti sbattiamo in galera e neppure ti tiriamo le orecchie. Anzi ti aiutiamo a trovare un lavoro oppure a inserirti a scuola pagandoti gli studi. E dato che sarai tornato con tanti incubi delle esplosioni e degli sgozzamenti ti offriamo anche un aiuto psicologico. Ovviamente puoi continuare a credere nel Califfato, basta che non ci tiri qualche bombetta in casa. Non è una barzelletta, ma l'ennesimo esempio di buonismo estremo partorito in Danimarca. Nella seconda città del Paese, Aarhus, da dove sono già partiti trenta volontari per la guerra santa in Siria, chi torna, magari per leccarsi le ferite, è accolto con il tappeto rosso.
«Gli apriamo le braccia quando tornano a casa. Diversamente dall'Inghilterra, dove possono venir internati per una settimana, noi gli chiediamo: Hai bisogno di aiuto? spiega candidamente Steffen Nielsen, consigliere per la prevenzione del crimine. Il programma di riabilitazione dei jihadisti prevede «di non strapparli dal loro credo nella guerra santa. - sostiene l'esperto -Sono i benvenuti a sognare il Califfato, ma devono sapere che c'è un codice penale da rispettare». Parole incredibili, che punterebbero a ridurre il pericolo degli oltre cento volontari danesi andati a combattere in Siria. Talha, nome di fantasia di un jihadista appena rientrato, ha accettato volentieri che l'amministrazione comunale gli pagasse le tasse scolastiche per un corso di ingegneria. In Siria ha combattuto con un gruppo filo al Qaida. A parole condanna le decapitazioni degli occidentali, ma poi confessa al Washington Post che lo incontra: «Le esecuzioni sommarie di soldati iracheni e siriani sono giuste». Il programma è così innovativo, che ancora prima del rientro a casa, psicologi e funzionari di polizia favoriscono i collegamenti via Skype fra le famiglie e i giovani combattenti in Siria, come se fossero pazienti da curare con tutte le attenzioni. Il buonismo danese, che potrebbe rischiare di diventare suicida, oltre al trattamento psicologico prevede di curare i volontari jihadisti rientrati «dalle ferite di schegge o proiettili».
Il comune di Aarhus ha pure convinto i leader religiosi della moschea Grimhojvej, sospettata di reclutamento per la Siria ed infiltrazioni terroriste, a trattare. Per ora hanno ottenuto la denuncia delle decapitazioni degli stranieri.
Peccato che il luogo di culto continui ad appoggiare apertamente il Califfato e condanni la decisione della Danimarca di partecipare agli attacchi aerei contro i tagliagole dello Stato islamico.www.gliocchidellaguerra.it
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