Ci sono volte in cui la tempistica ha un suo significato profondo. E quella delle due riunioni andate in scena ieri sera a Roma potrebbe essere una di queste. Mentre nel parco della storica villa capitolina di Casina di Macchia Madama Silvio Berlusconi cenava con alcuni dei suoi fedelissimi, la sua fidanzata Francesca Pascale e circa duecento persone riunite da Mariarosaria Rossi e Marcello Fiori per raccogliere fondi da destinare al partito (mille euro la quota per sedersi a tavola), in una sala riservata di un noto albergo romano s'incontravano 31 tra deputati e senatori azzurri decisi a dar vita a una vera e propria opposizione dentro Forza Italia. Una riunione organizzata da Raffaele Fitto, con la consapevolezza che un incontro tanto allargato certo non sarebbe rimasto «segreto». Un modo, insomma, per formalizzare una sorta di fronda interna su due direttrici ben precise: fare opposizione dura al governo Renzi e aprire un dibattito dentro il partito sulla legittimazione dal basso della classe dirigente.
Dentro Forza Italia, dunque, un po' d'agitazione c'è e inizia a sentirsi. Tanto che lo stesso Berlusconi non avrebbe affatto gradito la decisione di contarsi in una riunione carbonara destinata, secondo l'ex premier, solo ad alimentare divisioni e incomprensioni in un momento in cui bisognerebbe puntare sulle fratture interne al Pd. D'altra parte, che il clima sia teso lo si coglie anche seguendo il dibattito sulla riforma del lavoro. Se Giovanni Toti fa sapere che Forza Italia è «pronta ad approvare il Jobs Act se i contenuti saranno quelli annunciati da Renzi» e persino uno sempre sulle barricate come Renato Brunetta apre a un «voto a favore» se il premier «manterrà gli impegni presi», un terzo dei parlamentari azzurri sembra decisamente più critico.
La maggior parte lo fa sottraccia e senza esporsi, ma c'è anche chi come Renata Polverini non ci gira troppo intorno. «Sull'articolo 18 attacca l'ex sindacalista - stiamo dando al governo Renzi una delega molto ampia e volutamente ambigua». Per poi aggiungere in un tweet: «Apprendo che in Forza Italia non sono la sola a non sostenere Renzi sull'articolo 18». Un altro che si espone è Antonio Distaso, deputato ma soprattutto vicecoordinatore vicario di Forza Italia in Puglia. Insomma, un uomo di Fitto. «Il ruolo di Forza Italia è l'affondo - non può essere quello di rassicurare Renzi in ordine alle difficoltà interne al suo partito». E scettica è anche Cinzia Bonfrisco, tanto che l'azzurro Osvaldo Napoli sente il bisogno di invitare i suoi colleghi a «evitare questo dibattito surreale». Piccoli segnali di una fronda che pare nelle prossime settimane destinata a crescere. Anche in vista della campagna congressuale che dovrebbe aprirsi a dicembre con le assise comunali e provinciali di Forza Italia. I frondisti, infatti, sono intenzionati a combattere la battaglia dall'interno e, dunque, sono pronti a contarsi. Soprattutto in Puglia, Campania e Sicilia dove hanno numeri più consistenti.
Berlusconi, come detto, si cura fino a un certo punto di quelle che considera beghe interne che fanno solo il gioco del Pd. Ieri, infatti, ha avuto un lungo colloquio a Palazzo Grazioli con Antonio Lopez Isturiz, segretario generale del Partito popolare europeo. Al centro dell'incontro le prospettive e priorità politiche del Ppe e l'attualità politica internazionale, dalla crisi in Ucraina a quella in Irak. Chi invece non è uscito bene da un faccia a faccia con l'ex premier è Giacomo Bugaro, coordinatore regionale di Ncd nelle Marche.
Non perché le due ore di colloquio con Berlusconi (con tanto di selfie) non siano state di suo gradimento, ma perché riporta l' Ansa Gaetano Quagliariello non avrebbe gradito e l'avrebbe invitato a dimettersi. La prima vittima, dunque, del riavvicinamento tra Forza Italia e un pezzo di Ncd.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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