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Tour elettorale sul ring: lo schiaffone a Macron. E la Francia si indigna

Dal contestatore lo slogan dell'estrema destra monarchica: due arresti. Lui: evento isolato

Tour elettorale sul ring: lo schiaffone a Macron. E la Francia si indigna

Doveva essere un «pellegrinaggio laico», per Emmanuel Macron. Nella Francia profonda. Dieci tappe. Un percorso politico-spirituale per riconnettersi ai francesi dopo la crisi dei gilet gialli, e viaggiare verso la rielezione all'Eliseo tastando il polso della nazione contemporanea. Pulsazioni, anche rabbia, da cui trarre però elementi per rimodellare last minute il Quinquennato e proiettare nuove idee utili a conquistare il secondo mandato: tra 11 mesi. Ieri, però, nella seconda tappa del cammino presidenziale nel Paese reale, la brutalità ha preso il sopravvento. Macron è stato bloccato per un braccio, schiaffeggiato e filmato. Al punto che, intorno a mezzogiorno, l'immagine del presidente colpito da quello che pareva un semplice simpatizzante fa il giro del web, riaprendo rapidamente pure il rompicapo della sicurezza del capo dello Stato durante i suoi spostamenti a piedi, tra la gente.

«Abbasso la Macronia!», grida il finto ammiratore, che colpisce il presidente in piena faccia, facendolo quasi traballare. Scosso, Macron non commenta nell'immediato. Il contestatore/assalitore viene placcato a terra dal servizio di sicurezza, interviene la gendarmerie. Cominciano le domande. L'incarnazione della sovranità è sacra? Si è rotto un argine, un limite? Non condannare il gesto equivale a banalizzare la violenza contro la polizia, lo Stato? Certo. Così Macron rimedia un «tentato schiaffo», come lo definisce l'Eliseo cercando di minimizzare, ma incassa la solidarietà di tutto il mondo politico francese.

Nel video rimbalzato su Twitter, «autenticato» dall'entourage, si vede un sorridente Macron avvicinarsi alle persone in attesa dietro le transenne. Per uno sfortunato intreccio del destino, viene attirato a interagire con un ragazzo: che anziché salutarlo gli afferra l'avambraccio e sferra lo schiaffone al volto, mentre un altro in combutta bofonchia slogan medievali. I due, 28 anni e incensurati, sono Damien T. e Arthur C. e rischiano 45 euro di multa e fino a tre anni di carcere. Uno è seguace delle arti marziali storiche europee: sul profilo Instragram, il ragazzo, vicino ai gilet gialli, è in costume medievale. L'altro fa parte di un comitato di quartiere a Saint-Vallier; entrambi iscritti a una sigla di giochi da tavolo di ispirazione storica.

In Assemblée, il premier lancia un duro j'accuse: «La politica non può mai essere violenza - dichiara Jean Castex tra gli applausi - Chiedo un moto repubblicano, ne va dei fondamenti della nostra democrazia». Macron, a freddo, parla di «evento isolato»: «Non lasciamo che individui ultra-violenti si impossessino del dibattito pubblico, non lo meritano». Eppure il dibattito s'infiamma. Dopo lo schiaffo viene infatti pronunciato il grido di battaglia monarchico «Montjoie Saint Denis!», quello degli eserciti francesi nel Medioevo. E c'è un denso immaginario collettivo che teme azioni contro l'Eliseo: poche settimane fa alcuni generali in pensione, e soldati effettivi, criticarono duramente Macron. C'è chi parlò di miccia per l'insurrezione popolare, se non di invito al colpo di Stato.

In vista delle elezioni regionali del 20 e 27 giugno, l'episodio scannerizza un clima di tensione che persino le due estreme, destra e sinistra, provano a stemperare. Per Marine Le Pen, «aggressione intollerabile». Mélenchon si dice «solidale». Condanne all'unisono. Ma i sondaggi restituiscono un altro fermo immagine: Macron ha contro la sua azione il 59% dei francesi (solo il 38% vuole che si ricandidi).

E il suo «Tour de France» potrebbe produrre altre contestazioni.

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