Il tour della Meloni per accreditarsi all'estero "Io premier? Un onore e sarei la prima donna"

La leader di Fdi spiega alla tv, in un inglese impeccabile, il suo programma

Il tour della Meloni per accreditarsi all'estero "Io premier? Un onore e sarei la prima donna"

I riflettori internazionali sono ormai puntati su di lei, su colei che potrebbe tagliare un traguardo politico e di genere, diventando il primo premier donna della storia d'Italia. Stile sobrio, toni pacati, camicia verde chiaro, un inglese impeccabile che strappa consensi sui social, alle spalle un giardino separato da una vetrata, Giorgia Meloni sfrutta bene l'opportunità di confrontarsi con una platea internazionale. L'occasione è l'intervista con Maria Bartiromo, una delle anchorwomen più conosciute della scena giornalistica statunitense, nel corso della trasmissione Mornings with Maria su Fox News.

«I sondaggi dicono che nelle prossime elezioni Fratelli d'Italia, con la coalizione di centrodestra, sarebbe il primo partito e quindi potrà indicare il primo ministro. Sono la leader di questo partito e io potrei essere il prossimo capo del governo, la prima donna in Italia a guidare un esecutivo. Per me sarebbe un grande onore come è un grande onore essere la presidente del partito conservatore e riformista europeo». La presidente di Fratelli d'Italia vuole presentarsi a un pubblico internazionale senza strafare. Il confronto dialettico scorre veloce, senza inciampi (anzi c'è anche una auto-correzione non senza un pizzico di ironia, no, così non se dice) e si concentra sulla visione economica. «Penso che la prima cosa da fare sia aiutare l'economia reale, le nostre imprese, abbassare le tasse sul lavoro e aiutare le persone che vogliono lavorare. Lo Stato deve fare qualche passo indietro. Questa è la prima cosa da fare: meno tasse e più libertà economica».

«Abbiamo bisogno - sottolinea Meloni - che le persone siano libere di lavorare, libere di aprire un'impresa rispettando le regole. Ma le regole devono essere meno e chiare. Per quanto riguarda l'Europa, quanto è accaduto l'anno scorso, con la crisi pandemica e la crisi internazionale, abbia mostrato le debolezze dell'Europa attuale: abbiamo un'Europa che passa molto tempo a costruire un'enorme burocrazia e a rincorrere l'ideologia woke, quando invece avevamo bisogno di una strategia di difesa, di sicurezza energetica, di difesa delle nostre industrie e della nostra economia». «L'Europa non ha una strategia sulle catene di approvvigionamento che sono troppo lunghe. Qualunque cosa accada in tutto il mondo lo abbiamo visto con la Cina, con la crisi della Russia, ci rende molto deboli. Questo è un grande problema che l'Ue dovrebbe affrontare». Chiara anche la posizione sul conflitto russo-ucraino. «Fdi è stato il partito che pur essendo all'opposizione, ha aiutato il governo Draghi a fare tutto ciò che l'Italia doveva fare per assistere l'Ucraina.

L'invasione ha come obiettivo la revisione dell'ordine mondiale. Se l'Ucraina cade e l'Occidente si ridimensiona, il vincitore reale sarà non solo la Russia di Putin ma la Cina di Xi. Noi siamo sicuri di dove deve stare l'Italia per difendere l'interesse nazionale».

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