Cronache

Il tour mondiale di Marion Le Pen Ma a Oxford protestano: «Fascista»

L'ex deputata francese invitata a parlare di «popolo ed élite» Ha mollato la politica senza lasciarla: attesa in Brasile e Russia

Il tour mondiale di Marion Le Pen Ma a Oxford protestano: «Fascista»

«Fate sapere alla fascista da quattro soldi Marion Maréchal Le Pen che il fascismo non è gradito nella nostra città né altrove. Ci vediamo fuori dall'Unione alle 15». Così, sfidando la neve che gelava Oxford, al grido in rima di «Le Pen, never again», un gruppo di studenti, attivisti e sindacalisti inglesi ha ripetuto il copione riservato alle figure più controverse chiamate a parlare alla Oxford Union Society, la fondazione che è un'icona del free speech e dei dibattiti di natura accademica. I manifestanti hanno aspettato fuori dalla sala l'arrivo della più giovane pensionata della politica francese, la nipote di casa Le Pen che nel maggio 2017, dopo la vittoria di Macron, ha annunciato di voler lasciare la politica attiva «per ragioni personali e politiche», dando l'addio al Front National fondato dal nonno Jean-Marie e guidato da zia Marine, che lo ha ribattezzato Rassemblement National.

«Sì, mi sono opposta al matrimonio gay - ha detto Marion insistendo sui suoi temi, mentre nell'aula risuonavano le urla di protesta e lei non indietreggiava sul legame tra omosessualità e poligamia - Se si esce dal quadro naturale, a che titolo lo Stato può riconoscere una forma d'amore e non un'altra?». E ancora: «Il populismo è un appello al rinascimento della politica».

Invitata a discutere del divario popolo-élite, nonostante il comune abbia tentato in tutti i modi di far annullare l'evento, Marion è solo l'ultima di una serie di ospiti della Oxford Union discussi e contestati. Una settimana fa esatta, Beppe Grillo ha stupito con il suo ingresso teatrale bendato, per poi chiudere l'intervento tra i fischi. E prima ancora, a novembre, era stata la volta dell'ex consigliere di Trump, Steve Bannon. È la libertà di espressione, bellezza, anche se in molti contestano alla Oxford Union di regalare un palcoscenico a chi alimenta il razzismo.

L'ospitata della giovanissima Le Pen, entrata in Parlamento nel 2012 a 22 anni (era la più giovane deputata dell'Assemblée) e ora alla vigilia del suoi 30, è la prova che la nipote prediletta di nonno Jean Marie non intende lasciare la politica pur avendo lasciato per ora la politica di primo piano. Il suo palcoscenico prediletto, al momento, è quello internazionale perché quello nazionale è già occupato da una Le Pen di razza, la zia Marine. Il sospetto è che la giovane Le Pen non abbia fretta, si sia ripresa la sua privata tenendo aperta la porta della politica, nella quale potrebbe rientrare in qualsiasi momento. Lo scorso febbraio, quasi un anno fa, c'è stata la partecipazione alla Convention dei Repubblicani negli Stati Uniti, ad aprile l'annuncio della nuova avventura, la fondazione dell'Issep (Istituto di Scienze sociali, economiche e politiche), un'accademia di cui è direttrice che vuole rappresentare un «vivaio per le destre» e «favorire la nascita di una nuova generazione di dirigenti». La scorsa estate la presenza in Italia a una tavola rotonda con Matteo Salvini, mentre in privato (la notizia è stata confermata dal diretto interessato un paio di mesi fa) frequenta Vincenzo Sofo, leghista della prima ora con cui - dice lui - «condividiamo la passione politica per il sovranismo e le lotte identitarie». Per febbraio pare ci sia in calendario una tappa in Russia, all'Università d San Pietroburgo.

Nel frattempo, dopo aver sfilato con i gilets jaunes a fine novembre contro le politiche di Macron, intende programmare una visita nel Brasile del nuovo leader Jair Bolsonaro.

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