Tradisce una femminista: gogna social dalle attiviste

Insulti on line e diffamazione: l'uomo vessato sul web dalla ex e dalle amiche. Tutte denunciate per stalking

Tradisce una femminista: gogna social dalle attiviste
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Iniziare una relazione con un'attivista per i diritti delle donne è sicuramente impegnativo. Ma tradirla con un'altra attivista per i diritti delle donne è lesivo.

Deve averlo ben capito l'uomo - anch'egli attivista - accusato di essere un manipolatore, traditore e abuser dalla sua ex e dalle amiche.

Le tre donne (Carlotta Vagnoli, Valeria Fonte e Benedetta Sabene) lo hanno martellato con il metodo del call out. Di fatto lo hanno fatto a fette sui social, sottoponendolo a un'autentica gogna digitale. Hanno scritto frasi del tipo: "Gli facciamo fare la fine della mer*a che è", "Che si ammazzi con il coltello", "Ti giuro che avrà una morte sociale, politica che non immagini". E il ragazzo - che da traditore si è trovato a vivere i panni della vittima - ha ricevuto insulti di ogni tipo (social e reali), ha avuto attacchi d'ansia e si è trovato costretto a cambiare le proprie abitudini per stare tranquillo. Tanto che un giorno ha deciso di denunciare le tre donne. Il reato? Non solo diffamazione ma vero e proprio stalking.

Una seconda denuncia verso Carlotta Vagnoli e Valeria Fonte è stata presentata anche da Serena Mazzini, autrice del libro Il lato oscuro dei social network, creando un caso nel caso.

"Certi comportamenti sui social sono azioni violente, hanno una potenza enorme e produco esiti psicologici devastanti. Ci vuole un'educazione digitale" ha detto Barbara Indovina, avvocato di Serena Mazzini. Ieri la Procura di Monza ha siglato la conclusione degli accertamenti avviati dopo la denuncia di Mazzini per diffamazione, accuse che però il pm di Monza Alessio Rinaldi ha integrato nello stalking. La scrittrice è stata sentita come testimone, anche in merito a un gruppo telegram di suoi follower denominato Safe, con all'interno tantissime persone appartenenti alla comunità Lgbtq+, dove il comportamento delle influencer e attiviste sarebbe stato criticato aspramente. A quel punto la stessa Mazzini sarebbe diventata bersaglio del call out.

Una storia intricata, balzata agli onori delle cronache nazionali anche per l'intervento di Selvaggia Lucarelli che, dove c'è telenovela, è pronta a sbrogliare (o ingarbugliare ancor di più) le matasse delle relazioni poco chiare. Alla fine di gennaio le due attiviste avevano denunciato sui social una perquisizione in case, con tanto di sequestro dei telefoni cellulari. "Mi hanno fatto spogliare e mettere a squat, sono stata controllata anche fra i capelli e dietro le orecchie" si lamenta pubblicamente una delle due, senza però spiegare on line le motivazioni del "blitz". A farlo è la Lucarelli, che racconta del tradimento e dello stalking.

Veniamo ad oggi: gli avvocati delle tre attiviste pensano di poter dimostrare che non sono colpevoli.

Ora che le indagini sono finite e che è stato inviato l'avviso previsto dall'articolo 415 bis, le tre ragazze hanno la possibilità di chiedere di essere ascoltate dai magistrati o di presentare delle spiegazioni scritte per difendersi, prima che la procura decida se mandarle o no a processo.

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