La trappola della Brexit: "Ancorati all'Europa senza limiti di tempo"

In mancanza di accordo il Regno resterebbe nell'unione doganale. Belfast: "Devastante"

La trappola della Brexit: "Ancorati all'Europa senza limiti di tempo"

Londra Ecco: «L'attuale bozza di protocollo non prevede un meccanismo che consenta al Regno Unito di uscire legalmente dall'unione doganale in assenza di un accordo» con l'Unione Europa. E tale situazione permarrà anche se le negoziazioni per trovare un'alternativa dovessero protrarsi per anni; e anche se Londra e Bruxelles non dovessero giungere ad alcun accordo alternativo per la gestione del confine nord irlandese.

È il giudizio, nero su bianco, che l'avvocatura generale dello stato, nella persona di Geoffrey Cox, ha fornito al governo inglese sulla famigerata clausola di backstop (cioè la permanenza di tutto il Regno Unito in un'unione doganale con l'Ue fino a che le parti si accorderanno su un'alternativa). «C'è il rischio legale continua il documento che tutto il Regno Unito possa rimanere soggetto a protratte e ripetute serie di negoziazioni». Un Regno Unito intrappolato, hanno commentato molti giornali di diversi orientamenti. Come nelle peggiori paure di molti deputati, soprattutto conservatori, che si stanno schierando apertamente contro l'accordo raggiunto dal governo perché consegnerebbe Londra nelle mani di Bruxelles. Con il Dup, il partito nord-irlandese che tiene in vita il governo, che definisce il parere giuridico «devastante».

La consulenza legale è stata pubblicata ieri dopo una battaglia costituzionale senza precedenti, al termine della quale la Camera dei Comuni ha votato una mozione di condanna del governo per oltraggio a Westminster. Un voto certamente formale, ma senza precedenti nella plurisecolare storia parlamentare inglese (durante la quale solo singoli individui si sono macchiati di oltraggio). Una condanna che ha obbligato il governo a pubblicare ieri in toto il parere dell'avvocatura, qualche giorno prima rivelato solo per sommi capi. Una mozione che dà anche la misura della debolezza di Theresa May a pochi giorni dal voto parlamentare sull'accordo per la Brexit che il governo ha raggiunto con Bruxelles. Il voto è calendarizzato per martedì 11 dicembre e sarà preceduto da 5 giorni di dibattito parlamentare iniziato l'altro ieri con i fuochi d'artificio: Theresa May attaccata da entrambi i lati dell'aula, sia dai parlamentari dell'opposizione seduti di fronte che da molti compagni di partito accomodati alle sue spalle. Uno spettacolo che se le può far guadagnare la simpatia che si riserva ai disperati, non l'accredita certamente dei favori del pronostico. Secondo i blog di alcuni commentatori politici, saranno più di 100 i conservatori che le volteranno le spalle affossando l'accordo. E quello che succederà dopo rimane un'incognita. In un'altra mozione votata martedì, nonostante l'opposizione del governo che ha subito l'ennesima sconfitta, il Parlamento si è riservato il diritto, in caso di bocciatura della bozza, di esprimersi sul futuro delle negoziazioni sulla Brexit. Considerando i rapporti di forza tra le varie posizioni in Aula, questo di fatto fa aumentare le chance di un secondo referendum o di un'uscita molto blanda dall'Europa, con un accordo simile a quello che Bruxelles ha in vigore con la Norvegia.

Che equivarrebbe, nelle parole di molti anti-europeisti, a un tradimento del voto popolare del 2016. E che, paradossalmente, come in un infinito gioco dell'oca, potrebbe ricompattare la maggioranza conservatrice a favore del piano May.

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