Tregua armata su Tim. Lo scontro sul controllo slitta di dieci giorni

All'assemblea di ieri niente di fatto tra Vivendi e il fondo Elliott, con Cdp. Si replica il 4 maggio

Tregua armata su Tim. Lo scontro sul controllo slitta di dieci giorni

nostro inviato a Rozzano

Potrebbe essere il neo eletto amministratore delegato Amos Genish il collante tra i due contendenti alla guida di Telecom: Elliott e Vivendi. Almeno questo è emerso ieri all'assemblea della società, che ha visto la partecipazione record del 65% del capitale sociale, ed ha approvato bilancio, remunerazione dei manager, nomina dell'ad e del collegio sindacale (vince la lista Vivendi) senza strappi di sorta. Anzi, con ampie maggioranze. Unico punto che non è passato è stata la scelta della società di revisione al posto dell'attuale Price Waterhouse. Non sono passate né EY, né Kpmg. Segno che Elliott e Vivendi vogliono tenersi un pretesto valido per convocare una nuova assemblea (e potere dunque aggiungere qualche nuova proposta) dopo quella, determinante, del 4 maggio prossimo.

È questa che potrebbe portare al cambio della governance, con l'elezione della lista di consiglieri proposta da Elliott, tutti italiani, al posto di quella dei francesi di Vivendi (che ha il 23,9%). E con il patron della società francese, Vincent Bollorè, da ieri indagato per tangenti in Francia, l'operazione simpatia di Elliott - che ha l'8,8% di Tim spalleggiata da Cdp che ha arrotondato al 4,7% - nei confronti dei fondi potrebbe essere più semplice del previsto. Tanto che Giorgio Furlani, rappresentante di Elliott nell'assemblea di ieri, si è già sbilanciato: «L'assemblea della prossima settimana farà voltare pagina a Tim sul fronte della governance creando le giuste condizioni per la creazione di valore a beneficio di tutti gli azionisti».

Un primo assaggio della potenza di fuoco di Elliott e dei suoi alleati è stata la nomina del presidente del collegio sindacale, che è ancora Roberto Capone. Ossia il presidente del collegio sindacale uscente, quello che ha aveva messo all'ordine del giorno dell'assemblea odierna le richieste di Elliott di revoca di membri del cda uscente per nominarne sei di sua scelta. Richiesta respinta dal tribunale di Milano. «Sentenza che ovviamente accettiamo - ha tenuto a specificare Capone che non condividiamo pienamente». Ebbene la nomina di Capone, proposto nella lista dei fondi appoggiata da Elliott e osteggiata da Vivendi, è passata con il 58% dei voti contro il 39% contrari. Lo stesso potrebbe accadere nella prossima assemblea?

Chiunque vincerà comunque si troverà di fronte un socio di minoranza combattivo. Forse è per questo che Franco Bernabè, che ieri ha guidato i lavori come vice presidente per le dimissioni dei consiglieri francesi, ha auspicato «stabilità per l'azionariato e il management». Non c'è dubbio che sia interesse di tutti gli azionisti trovare un accordo, smorzando i toni. E il collante tra Elliott e Vivendi potrebbe essere proprio Genish che ieri è stato eletto con il 97,8% dei voti, incassando la fiducia di Elliott e di tutti i rappresentanti dei fondi presenti.

«Siamo in una fase di grande cambiamento - ha detto Genish, che dovrà però essere confermato dal nuovo consiglio entrante nella prima riunione utile - e dobbiamo implementare questa trasformazione». Quanto allo scorporo della rete in una nuova società potrebbe avvenire in 12 -18 mesi. Ieri il titolo Telecom ha sofferto: -2,7%.

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