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Tra tregua e minacce. Scholz: "Non in agenda l'Ucraina nella Nato". Mosca apre all'accordo. Ma gli Usa: "Si armano"

Un altro enorme tavolo, come quello che una settimana fa a Mosca separava Emmanuel Macron dal padrone di casa, Vladimir Putin

Tra tregua e minacce. Scholz: "Non in agenda l'Ucraina nella Nato". Mosca apre all'accordo. Ma gli Usa: "Si armano"

Un altro enorme tavolo, come quello che una settimana fa a Mosca separava Emmanuel Macron dal padrone di casa, Vladimir Putin. Ma stavolta il colloquio tra il presidente russo e il suo ministro degli Esteri Sergei Lavrov, sempre a quattro siderali metri di distanza per i timori legati al Covid, restituisce qualche spiraglio di cauto ottimismo nella crisi ucraina, dopo settimane di telefonate e incontri frenetici ma infruttuosi e una preoccupante escalation militare. Non solo le opportunità di dialogo con gli Stati Uniti e i loro alleati «non sono esaurite» - ha spiegato il numero uno della diplomazia russa al capo del Cremlino - ma ci sono «chance di accordo» tra Russia e Occidente. «C'è sempre una possibilità» di «risolvere i problemi» - ha aggiunto Lavrov - anche se «naturalmente, i negoziati non devono protrarsi all'infinito». Anche perché - lo ha ricordato Putin nell'incontro - il Cremlino considera già «infinita» e «molto pericolosa» l'espansione della Nato.

Il nodo è sempre lo stesso. Il niet di Mosca all'allargamento dell'Alleanza Atlantica all'Ucraina. Questione imprescindibile per la Russia e pomo della discordia con Washington e alleati Nato, che hanno fin qui parlato di «diritto» di Kiev alle proprie scelte in tema di difesa. Eppure, secondo l'agenzia Ria Novosti, il Cremlino starebbe già preparando il testo di un'intesa tra Russia e Occidente che al primo punto - in un documento di 10 pagine - conterrebbe il rifiuto all'ingresso dell'Ucraina nella Nato.

L'ora X dell'invasione russa potrebbe scattare entro 24 o 48 ore, secondo l'intelligence americana, ma nonostante qualche barlume di disgelo, i segnali sul campo sono contrastanti, se non addirittura sconfortanti. In giornata, la speranza di una de-escalation era arrivata dal ministro della Difesa russo, Sergei Shoigu, che aveva annunciato lo stop ad alcune manovre militari della Marina: «Parte delle esercitazioni in corso stanno volgendo al termine», altre «saranno completate nel prossimo futuro». La Nato ha chiesto di più a Mosca, invitandola a «ritirare le truppe», per dimostrare di volere una soluzione pacifica. Ma in serata è arrivato un nuovo allarme. Il segretario di Stato Usa Antony Blinken ha invitato tutti i cittadini americani a lasciare l'Ucraina, denunciando «una drammatica accelerazione nell'ammassarsi delle forze russe», tanto da spingere Washington a chiudere l'ambasciata di Kiev e spostarla a Leopoli. E la Cbs - citando un funzionario Usa - ha avvertito che i militari russi si muovono «in assetto da attacco». L'artiglieria a lungo raggio è stata spostata in posizione di tiro. E il Dipartimento di Stato è lapidario: «Non c'è alcun segno tangibile di de-escalation».

Eppure, mai come ieri, il vento è sembrato soffiare per una soluzione. A derubricare la questione cruciale dell'ingresso dell'Ucraina nella Nato è stato l'osservato speciale della giornata, il cancelliere tedesco Olaf Scholz, che ha incontrato a Kiev il presidente Volodymyr Zelensky, prima del bilaterale di oggi con Putin a Mosca. Additato da molti come un blando negoziatore con la Russia, a causa degli interessi energetici della Germania sul gasdotto Nord Stream 2, il leader tedesco ieri ha gettato acqua sul fuoco dell'ingresso dell'Ucraina nella Nato, dando l'impressione che, per evitare la guerra, l'Occidente possa sacrificare sull'altare le aspirazioni di Kiev. L'ingresso dell'Ucraina nel blocco atlantico «non è in agenda», ha spiegato il cancelliere. «È strano osservare come il governo russo lo stia rendendo un grande problema politico», ha aggiunto, quasi a voler togliere dal tavolo l'ostacolo principale al dialogo con Mosca. Quanto a Kiev: «La Germania sta con forza al vostro fianco», ha detto Scholz. E per spegnere la polemica sui mancati aiuti militari, ha ricordato che «nessun Paese ha sostenuto finanziariamente l'Ucraina in questi anni quanto la Germania» e annunciato «altri 150 milioni» di prestito.

Zelensky in un video ai concittadini ha già ribattezzato il 16 febbraio, data del possibile attacco, «il giorno dell'unità» e ricordato che la Nato garantirebbe la sicurezza dell'Ucraina. Di fronte ai venti di intesa con la Russia, Kiev ha puntualizzato: «Il corso dell'adesione rimane invariato».

La grande attesa è tuttavia per l'incontro Scholz-Putin di oggi. Il pressing dell'Occidente continua e il G7 minaccia il Cremlino di «sanzioni con impatto enorme». Giovedì si riunirà un Consiglio Europeo straordinario a Bruxelles, dove il capo del Pentagono Lloyd Austin arriverà in visita da martedì. La pace è appesa al filo della diplomazia.

Per il leader Usa Joe Biden e il premier inglese Boris Johnson «lo spazio c'è ancora».

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