Tremano i Campi Flegrei. Lite tra esperti sull'allerta

È il sisma più forte in 40 anni. Il vulcanologo: "Ora evacuare". L'Osservatorio vesuviano: no allarmismi

Tremano i Campi Flegrei. Lite tra esperti sull'allerta
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Un'altra scossa di terremoto, di magnitudo 4.2, ha fatto svegliare gli abitanti dei campi Flegrei e Napoli nel cuore della notte. Tanta paura ma nessun danno. E soprattutto, nessuna eruzione vulcanica alle porte. Quello che però l'allarme terremoto ha dissestato è l'armonia tra gli esperti, dividendoli in allarmisti e in cauti.

«Occorre evacuare gli edifici localizzati nell'area di Agnano-Solfatara, dove si generano i terremoti più forti». In pratica allontanare dalle loro case migliaia di persone tra l'area di Pisciarelli e quella della Solfatara, ha scritto il 18 settembre via Pec il vulcanologo Giuseppe De Natale, già direttore dell'Osservatorio vesuviano. La mail inviata alla prefettura è stata inoltrata alla Protezione civile, all'Istituto nazionale geologi e vulcanologi, alla Regione Campania. Ovviamente non è stato fatto nulla e martedì notte, durante le scosse, tutti erano nelle loro case. Ma quella Pec non è stata apprezzata da parecchi colleghi dell'esperto.

«Non creiamo allarmismi inutili» commentano molti. «La sicurezza delle case va verificata, è vero - sostiene Giovanni Macedonio, istituto nazionale di Geofisica e Vulcanologia - ma non va per forza fatto a stretto giro nelle prossime 24 ore. Non stiamo parlando di un terremoto appenninico ma di una sequenza di scosse provenienti dalla falda vulcanica che va avanti da tempo. Solo ad agosto ce ne sono state mille, non tutte percepibili. Si tratta di terremoti superficiali (e quindi che si sentono nettamente) e frequenti ma non profondi. Per capirci, nulla di paragonabile a ciò che è accaduto a L'Aquila o in Irpinia. Ce ne saranno altri, quindi è vero che bisogna verificare la tenuta delle case che da anni vengono stressate dai movimenti della terra ma non mi sentirei di dire che la zona va evacuata con urgenza».

Nei piani del governo c'è la messa in sicurezza delle zone a rischio scosse. «Mettere in sicurezza il territorio è una priorità di questo governo. Il fatalismo diventa il nostro primo nemico perché in Italia non esiste una diffusa cultura del rischio» sostiene il ministro per la Protezione civile e le politiche del mare, Nello Musumeci. «In Italia - avverte - la prevenzione è quasi zero e lavorare per la messa in sicurezza significa collaborare con le comunità locali».

Di fatto è in corso una sequenza sismica che non finisce con la scossa di martedì notte. «Possiamo aspettarci ancora nuovi eventi e anche una crescita in termine di magnitudo - spiega Carlo Doglioni, presidente Ingv - I terremoti stanno, infatti, aumentando sia in termini di energia che di numero. Solo nell'ultima settimana ne abbiamo avuti oltre 250, quindi stiamo parlando di un fenomeno molto attivo, legato al bradisismo del vulcano dei Campi Flegrei il cui magma ad alcuni km di profondità genera una spinta verso l'alto e il conseguente sollevamento in superficie di circa un centimetro e mezzo al mese, determinando la sismicità».

I movimenti sotto terra sono cominciati anni fa: tra il 1982 e il 1984 il suolo si è alzato di 1,80 metri. Prima ancora, nel 1972, di 1,50 metri. Dal 2010 ad oggi si calcola un innalzamento di 1,5 centimetri al mese.

Ovviamente la frequenza con cui la terra trema non fa bene agli edifici e un controllo sulla tenuta delle strutture, soprattutto quelle più vecchie, andrà fatta.

«Importante lo strumento del sisma-bonus per la stabilità delle costruzioni esistenti - precisa Edoardo Cosenza, membro del Consiglio nazionale ingegneri e docente di ingegneria sismica alla Federico II di Napoli - Fermo restando che il patrimonio edilizio non è pessimo, anche se ha forti segni dell'età ed è inevitabile che ci possano essere danni o anche di peggio in presenza di terremoti rilevanti».

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