Stazione chiusa e circolazione dei treni sospesa a Monfalcone, in provincia di Gorizia, dove ieri pomeriggio si sono vissuti momenti di paura. Un treno in transito, intorno alle 17, ha perso infatti gas argon liquido che trasportava in una cisterna e sono dovute intervenire squadre dei vigili del fuoco di Gorizia e Trieste.
A causare l'incidente è stato l'ultimo vagone del convoglio 41853 di RTC-Rail Traction Company, dal quale è fuoriuscita una quantità di gas argon (ancora non si quanto), è stato messo in sicurezza dai Vigili del fuoco e spostato dai tecnici di Trenitalia su un binario esterno secondario della stazione, proprio per consentire la ripresa della circolazione e, successivamente, il travaso della sostanza in un altro vagone cisterna.
I treni coinvolti dai rallentamenti sono stati più di una ventina, con ritardi che hanno raggiunto le due ore. Il Frecciarossa Trieste-Milano, per esempio, ha subito ritardi superiore ai 60 minuti. A causa della perdita di gas argon liquido, che non è infiammabile ma è tossico se viene inalato, la stazione di Monfalcone è stata evacuata ed è rimasta chiusa per oltre due ore.
L'argon per fortuna non è un gas non infiammabile e non danneggia l'ambiente. In natura è allo stato gassoso e compone quasi l'1 per cento dell'atmosfera terrestre. L'argon ha molte applicazioni nell'industria, a partire dall'uso per l'illuminazione, ma anche in medicina.
L'incidente però non può non far tornare alla memoria il tragico deragliamento del treno merci 50325 Trecate-Gricignano e alla fuoriuscita di gas da una cisterna contenente GPL nella stazione di Viareggio. Era il 29 giugno 2009. Quella sera 11 persone persero la vita in pochi minuti, investite dalle fiamme o travolte dal crollo degli edifici; altre due vennero stroncate da infarto e decine rimasero ferite. Di queste molte riportarono gravissime ustioni e la maggior parte morì, a distanza di alcune settimane dal ricovero in ospedale. Alle fine si contarono trentadue vittime.
Gli indagati per quella strage furono trentotto, tra i quali Mauro Moretti, all'epoca amministratore delegato di Ferrovie dello Stato; i vertici di Rfi e Trenitalia; tecnici e dirigenti delle officine Jungenthal e Cima riparazioni. Ma lo Stato non si è mai costituito parte civile.
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