Nessuno si aspettava fosse facile, ma la corsa verso il 90% di stoccaggi di gas pieni entro ottobre può diventare una specie di scalata all'Everest per l'Italia. Tutto è complicato dal taglio delle forniture russe, dai prezzi esosi del gas e ora anche dai contestatori interni a Piombino, contrari all'attracco della nave rigassificatore Golar Tundra. Chi protesta teme per presunti danni ambientali ed economici che la nave porterebbe con sé, anche a fronte dei 5 miliardi di metri cubi di gas annui (circa il 6,5% del fabbisogno) che potrebbe fornire. «Questo è un tempo in cui non si possono più dire dei no», ha detto il ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti ai giovani di Confindustria riuniti a Rapallo. «Abbiamo rinunciato al nucleare, abbiamo rinunciato ai rigassificatori. Adesso che siamo in questa situazione di pericolo, anche di razionamento, non si può dire no a fare un rigassificatore temporaneo a Piombino».
Al di là delle difficoltà, l'Italia si muove. Ieri i flussi di gas naturale dal Nord Europa hanno superato quelli in arrivo dalla Russia attraverso l'Austria a due giorni dal protocollo d'intesa siglato tra la Ue e la Norvegia per le forniture di gas a breve e lungo termine. Da Passo Gries (Verbania), infatti, ieri erano previsti 35,94 milioni di metri cubi, più dei 35,32 russi da Arnoldstein (Austria) via Tarvisio (Udine). Per apporti, segue il Tap di Melendugno (Lecce), con 30,75 milioni dall'Azerbaijan. Di gran lunga prima l'Algeria, con 68,58 milioni di metri cubi in transito da Mazara del Vallo (Trapani).
I numeri che certificano un'accelerazione degli stoccaggi nei depositi italiani arrivano dalle stime indicate da Snam: dei 218,88 milioni di metri cubi di metano arrivati ieri, ben 98,02 milioni sono stati destinati alle scorte, quasi il 45% del totale. Di più rispetto ai 62 milioni di venerdì e oltre il triplo rispetto ai circa 30 milioni delle giornate precedenti. Il tutto a pochi giorni dal decreto del governo che chiedeva agli operatori di accelerare il passo sugli stoccaggi: in prima fila c'è Snam, che tramite la controllata Stogit fornisce un apporto di 89,42 milioni di metri cubi. Seguono Edison Stoccaggio (7,42 milioni di metri cubi) e Ital Gas Storage (1,18 milioni di metri cubi). Il dato nuovo sono gli acquisti fuori programma effettuati proprio da Snam, che non essendo un operatore commerciale trasporta ma non vende gas. Lo aveva già fatto lo scorso aprile, acquistando 700 milioni di metri cubi.
Secondo i dati di Gie Agsi, aggiornati al 24 di giugno, gli stoccaggi italiani ora sarebbero pieni al 55,72%, ma manca ancora molto al traguardo del 90 per cento. Il ministro della trinsizione ecologica, Roberto Cingolani, si è detto comunque fiducioso perché l'offerta di gas si sta mantenendo superiore alla domanda (ieri peraltro è scesa a 129,44 milioni di metri cubi).
Le incognite, tuttavia, ci sono e non arrivano solo dall'imprevedibilità della Russia, che ha già tagliato le forniture del 50% all'Italia e potrebbe anche rincarare la dose. Si continuerà a fare i conti con un prezzo del gas che al momento è superiore a 128 euro per gigawattora. E questo complica i piani delle utilities.
Aziende che magari hanno firmato contratti di vendite per il futuro basati sui prezzi, molto più bassi, dei mesi scorsi e ora si ritrovano valutazioni tornate alle stelle. «Inevitabilmente perderanno molti soldi», spiega l'esperto Massimo di Odoardo della società di ricerche Wood Meckenzie. «A meno che non possano passare questo costo addizionale ai consumatori».
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