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"Trojan arma affilatissima ancora senza regole chiare"

Il giudice e i limiti della cimice che ha ascoltato anche Palamara: "Rischio di un uso arbitrario"

"Trojan arma affilatissima ancora senza regole chiare"

L'inchiesta Palamara, ma non solo. Il trojan e i suoi eccessi. Il rischio che le prove acquisite oggi saltino domani, nella babele delle leggi e delle interpretazioni. «La materia è incandescente, delicatissima - spiega Valerio de Gioia, giudice al tribunale di Roma e autore di un compendio di procedura penale appena pubblicato da La tribuna - perché quella col trojan è un'intercettazione itinerante, mobile, che coglie anche i sospiri della persona sotto osservazione».

Nel caso Palamara è emerso che un'azienda privata gestiva i flussi delle intercettazioni e ne sapeva più della procura di Perugia, convinta che la cena fra Palamara e Pignatone non fosse stata registrata. Questa circolazione di dati apre forse scenari inquietanti?

«Certo, il tema è enorme perché qualcuno può sempre selezionare arbitrariamente dei dati e poi ci possono essere implicazioni relative alla privacy o ad altri soggetti. Dobbiamo evitare in tutti i modi l'effetto Grande fratello».

Che cosa si aspetta dal legislatore?

«Il legislatore dovrebbe fissare paletti chiari, non vaghi. Invece, anche per la complessità della materia, si ha l'impressione che Parlamento e governo inseguano talvolta la magistratura, in particolare la Cassazione a sezioni unite, costretta a sua volta a pronunciarsi su questione controverse».

È successo tutto in pochi anni.

«All'inizio, nel 2017, il captatore informatico è stato equiparato all'intercettazione ambientale».

Ma il trojan non è uno strumento molto più invasivo?

«Infatti si è posta una prima distinzione: ok a far entrare il trojan anche in una casa privata, ma soltanto per i fatti più gravi di mafia e terrorismo. Solo che non ci si è fermati».

Poi che cosa è successo?

«Con lo Spazzacorrotti si è aperta un'altra breccia: ok al trojan pure a casa dei corrotti. Ma nel tentativo di bilanciare le diverse esigenze e i diversi diritti, si sono fissate un paio di regolette».

Quali?

«Il pm deve motivare: quella strada dev'essere indispensabile per provare un reato che si sta commettendo».

Insomma, un colpo al cerchio e uno alla botte?

«Sì, è chiaro che quando le norme cambiano e si sovrappongono, si crea una situazione fluida, un vortice, con spinte e controspinte in direzioni opposte. Ma non è finita».

Perché?

«Con un ritocco, chiamiamolo così, si è allargata la platea dei potenziali bersagli: dai pubblici ufficiali agli incaricati di pubblico servizio. Si tratta di aggiustamenti apparentemente tecnici, ma in realtà ogni scelta ha implicazioni concrete. E l'ultimo intervento dell'esecutivo, l'anno scorso, alimenta ulteriori interrogativi: si sdogana, pur con tutta una serie di avvertenze, il passaggio del trojan da un procedimento ad un altro ad esso connesso».

In pratica, che significa?

«Nel seguire un segmento investigativo, si scopre un altro filone. Attenzione, siamo al punto decisivo: se io utilizzo in modo malizioso il trojan, che è un mezzo senza precedenti, io posso passare da un reato all'altro, da una persona all'altra, da questo a quel crimine. Un indagato se lo porta dietro, trasformandosi a sua insaputa in un infiltrato delle forze dell'ordine».

Con la possibilità di arrivare a quella che gli investigatori chiamano la pesca a strascico?

«Il captatore è come un coltello affilatissimo. Va usato con prudenza, davanti a illeciti gravi, in situazioni circoscritte. Altrimenti tutte le nostre libertà subiscono una compressione inaccettabile. Per intenderci, il trojan deve servire per provare un reato su cui il pm sta lavorando, non per cercare a tappeto reati, anzi notizie di reato. Certo, le nuove tecnologie sono necessarie per dare scacco ad una criminalità sempre più evoluta, ma dobbiamo sapere che il trojan fotografa la vita di una persona, minuto per minuto, invadendo la sfera affettiva, quella delle relazioni sociali e tutto il resto.

Per questo ci vuole un intervento normativo: il legislatore faccia chiarezza».

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