Roma Il saldo ancoraggio al Partito popolare europeo, la necessità di rimettere la coalizione di centrodestra sulla rotta moderata seguendo la bussola del reciproco rispetto tra gli alleati, il desiderio di tornare ad avere un contato costante con la gente.
Silvio Berlusconi il giorno dopo l'incontro con il presidente del Partito popolare europeo, Joseph Daul, incontra venerdì a pranzo un ristretto gruppo di parlamentari. Con lui siedono alla tavola di Palazzo Grazioli Nunzia De Girolamo, Maria Rosaria Rossi, Michaela Biancofiore, Gabriella Giammanco, Sestino Giacomoni e Andrea Ruggeri. L'occasione è soprattutto quella di una chiacchierata in amicizia e serenità, ma la politica inevitabilmente fa capolino nei discorsi conviviali. Berlusconi continua a scommettere sul centrodestra nella sua «formazione» tradizionale, ma non lesina qualche critica a Matteo Salvini, in particolare sulla sua ritrosia nel giocare di squadra. Il ragionamento e il consiglio del presidente di Forza Italia è chiaro e diretto: «Per vincere e stare in alleanza deve tenere a freno la sua intemperanza». Un pensiero che certo non si sposa perfettamente con ciò che il leader della Lega scrive su Twitter, dopo la lettura mattutina dei quotidiani. «Mentre nel Pd la confusione è totale, mentre nei 5 Stelle i disastri della Raggi aumentano problemi e divisioni, Berlusconi dichiara al Giornale di essere moderato ed europeista, un argine ai populisti. Moderato ed europeista? Contento lui...».
Berlusconi - che tornerà già martedì prossimo a Roma - nella sua chiacchierata con i parlamentari azzurri torna su un tema che gli è caro ormai da tempo: la lotta alle povertà, un argomento che interessa sempre più la classe media ferita e in crescente difficoltà nel mantenere il proprio tenore di vita. Il presidente di Forza Italia continua a studiare e a lavorare su una proposta organica da mettere in campo nelle prossime settimane. Berlusconi in questo momento vede le urne più lontane e ha la sensazione che Paolo Gentiloni venga percepito come una figura «rassicurante» dall'elettorato dopo la bulimia comunicativa renziana e il conseguente rigetto.
C'è poi la questione della sentenza europea che potrebbe portare alla sua riabilitazione a conquistare l'attenzione del partito. Il senatore Francesco Giro invita «la Corte europea dei diritti dell'uomo a pronunciarsi al più presto entro l'estate sul ricorso promosso contro l'applicazione punitiva della legge Severino che ha reso Berlusconi incandidabile per le prossime elezioni politiche.
Tenere fuori dalla competizione il fondatore e leader del centrodestra sarebbe il quinto colpo di stato in cinque anni. Basta!». Un pressing, quello sui tempi della decisione europea, che inizia a essere esercitato a più voci e che lo stesso presidente di Forza Italia condivide con sempre maggiore impazienza e convinzione.
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