Prodotti chimici ed esplosivi. Nel cuore dell'Europa. Ecco cosa ha trovato la polizia belga la notte scorsa a Molenbeek quando ha fermato il 39 enne di origine marocchina A. Lazez. Un «importante arsenale» non meglio specificato nella sua vettura, ma sufficiente a far parlare di «minaccia imminente nella regione di Bruxelles» l'organizzazione di coordinamento che dipende dal ministero dell'Interno. L'uomo è sospettato di aver fornito appoggio logistico a Salah Abdeslam, il ricercato numero uno per le stragi di Parigi che si troverebbe nell'area di Bruxelles da martedì sera. Lo hanno raccontato alla Abc alcuni amici che lo avrebbero contattato via Skype, chiedendo aiuto per tornare in Siria. A loro avrebbe confessato di sentirsi accerchiato sia dalla polizia sia dai jihadisti dell'Isis «che mi stanno sorvegliando».Ma si cercano ancora due uomini a Bruxelles, uno avrebbe una cintura esplosiva. La maxi-indagine si snoda tra Francia e Belgio, e nelle perquisizioni effettuate a Molenbeek, il quartiere di Bruxelles dove martedì sarebbe stato avvistato Abdeslam, l'allarme chimico è rimbalzato a Parigi: l'ospedale Necker denunciava ieri il furto di una dozzina di tute protettive usate per evitare virus come l'Ebola, assieme a maschere anti-batteriche, guanti e stivali. Eau de Paris, la compagnia che gestisce la filiera idrica parigina, ha proibito l'accesso a sei siti sensibili. «Otto agenti sono gli unici accreditati dal ministero della Difesa e sono in contatto con il nucleo terrorismo della polizia di Parigi», ha detto un portavoce a Le Parisien per evitare allarmismi.Il fuggitivo Abdeslam è tuttora latitante. Mentre almeno sei giovani sospettati di supporto all'operazione sono stati fermati dalla polizia ieri a Bierges, in un distributore di benzina a sud di Bruxelles, in quel Brabante vallone in cui si sarebbe recato regolarmente lo stesso Abdeslam. Sul ricercato numero uno emergono intanto nuovi dettagli. Due complici belgi, arrestati, hanno ricostruito le ore immediatamente successive all'attentato. Dopo l'attacco, lo avrebbero caricato in auto a Parigi e riportato a Bruxelles sabato scorso. Lo afferma l'avvocato di Hamza Attou, uno dei due «amici». «Secondo il mio assistito, Salah era estremamente nervoso e probabilmente pronto a farsi esplodere», ha detto al quotidiano Dernière Heure, precisando che nel tragitto «hanno parlato poco, ma il mio cliente aveva paura». L'amico di Salah avrebbe anche detto che il terrorista non aveva armi con sé, ma «indossava un vestito ingombrante, forse una cintura esplosiva».L'auto con a bordo Abdeslam sarebbe stata controllata tre volte sulla strada del ritorno verso Bruxelles. «Ogni volta con verifica delle carte d'identità», ha spiegato l'avvocato. Tutte e tre le volte, Abdeslam era comunque «molto calmo». Non è ancora noto il suo effettivo ruolo negli attentati di Parigi, se cioè doveva farsi esplodere e non l'ha fatto, come vorrebbero alcune voci secondo cui si starebbe nascondendo anche da uomini dell'Isis che lo accusano di fallimento. Al riguardo l'avvocato di Attou ha detto di non saperlo, ma stando al racconto degli amici all'Abc sarebbe «dispiaciuto per non esserci riuscito».Intanto tre sospetti militanti dell'Isis, due siriani e un belga di 26 anni di origine marocchina che potrebbe essere coinvolto con gli attacchi, sono stati arrestati in Turchia nei pressi di Antalya, la città che ho ospitato il summit del G20. L'accusa è di favoreggiamento nei confronti dell'Isis e, per il «belga», di sopralluogo nelle zone di Parigi prima degli attentati.
Il puzzle delle informazioni è però talmente incompleto che ieri la polizia francese ha dovuto rilasciare per mancanza di elementi sette delle otto persone fermate nel blitz di mercoledì a Saint-Denis, quello in cui è morto Abdelhamid Abaaoud, la mente. Tuttora agli arresti c'è Jawad Bendaoud, il proprietario dell'appartamento dove si nascondevano i terroristi.Twitter @F_D_Remigis- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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