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Trovato il frontman del "No". È Gialuz, mister Serracchiani il velista che punta a Trieste

Aizza i magistrati contro la riforma. Sogno nel cassetto: fare il sindaco

Trovato il frontman del "No". È Gialuz, mister Serracchiani il velista che punta a Trieste
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Alla fine bastava cercarlo in casa. Nella faticosa ricerca di un avvocato e possibilmente accademico disposto a sposare la causa del No alla riforma della giustizia, l'Associazione nazionale magistrati ha individuato dopo lunghe e infruttuose ricerche un frontman che più vicino non si poteva. Perché Mitja Gialuz non è solo un brillante docente universitario, titolare della cattedra di procedura penale a Genova: è anche il compagno di Debora Serracchiani, vicesegretaria del Partito democratico, salda alleata dell'Anm nella battaglia contro la separazione delle carriere in vista del referendum del marzo prossimo. Gialuz ha fatto il suo debutto pubblico giovedì scorso, nell'aula magna del Palazzo di giustizia di Milano, dove ha dimostrato di saper toccare le corde giuste per chiamare alla mobilitazione i magistrati: l'orgoglio di categoria, la difesa della Costituzione, i vuoti nell'organico, e alla fine inevitabilmente anche Giovanni Falcone, che in effetti - ammette Gialuz - era a favore della separazione delle carriere ma al referendum avrebbe - garantisce sempre Gialuz - votato No. Applausi a scena aperta dalle toghe in platea.

Triestino, cinquant'anni, bello, brillante, velista (è presidente della Barcola Grignano, il club storico dei navigatori giuliani) Gialuz ha tutto per piacere, tant'è vero che dalle sue parti c'è chi pensa che l'anno prossimo sarebbe l'uomo giusto per cercare di strappare al centrodestra la poltrona di sindaco. Lui non si autocandida e non recalcitra, in attesa degli eventi. E intanto usa la campagna contro la riforma della giustizia per testare il proprio appeal mediatico. L'autorevolezza giuridica non gli manca, nel suo curriculum insieme alla cattedra da ordinario a Genova cita anche una docenza a contratto alla Luiss di Roma (su cui però l'università romana chiede cortesemente al Giornale di glissare) e una lunga serie di pubblicazioni, comitati, incarichi ministeriali. A osteggiare la separazione delle carriere (anzi, "delle magistrature" come la chiama lui) va detto che ha iniziato da tempi non sospetti, anche quando la sua compagna Debora invece era fermamente convinta che giudici e pubblici ministeri non potessero essere colleghi, e che recidere il cordone che li lega fosse una conquista di civiltà. Poi la Serracchiani ha cambiato idea, e non ha mai spiegato bene il perché. Ma forse l'avrà convinta lui, Mitja.

Nella sua orazione anti-riforma davanti ai magistrati milanesi, il professor Gialuz non ha risparmiato asprezze né profezie. Asprezze, nell'ordine: non è una riforma ma una vendetta, "il vero obiettivo è punire la magistratura, in quest'aula trent'anni fa la magistratura italiana ha avuto il coraggio di affermare la legalità rispetto al sistema politico ed e da trent'anni che il sistema politico cerca di punire la magistratura per avere osato scrivere quella pagina di storia" (applausi vivissimi, ndr); "è da sessant'anni che la magistratura attua la Costituzione, questo non va bene"; il sorteggio del Csm "è un attacco alla Costituzione"; e anzi a ben guardare la riforma forse è anche incostituzionale "perché si viola la forma repubblicana". E poi le profezie: metteranno i pm sotto il controllo del governo, e Gialuz indica anche i passaggi: "Prima gerarchizzerano le procure, poi si darà più spazio alla polizia durante le indagini, e alla fine il pm risponderà al Viminale. E se tutto questo non basterà, rimetteranno mano alla Costituzione". Nuovamente applausi vivissimi.

Poi Gialuz riesce anche a dire che le correnti dell'Anm, quelle che da decenni

si spartiscono le poltrone, sono una cosa bella e democratica, e che grazie a loro vengono eletti al Csm solo i magistrati che hanno le "competenze culturali e organizzative". Avrà convinto la Serracchiani anche di questo?

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