Il direttore generale lo ha sempre detto, le sue nomine in Rai sono basate su «esperienza, merito» e soprattutto «autonomia dai partiti», anche se lui stesso è stato supporter di Matteo Renzi (e pure suo piccolo finanziatore). Acqua passata, Campo Dall'Orto ha la testa nel futuro della tv, non nelle misere beghe sugli stipendi della Rai che poco lo appassionano. Perciò, mentre il dg viaggia nell'iperuranio della creatività multimediale, a guidare la complicata macchina della Rai ci pensano altri, nella fattispecie il suo braccio destro all'ultimo piano di Viale Mazzini, Guido Rossi, qualifica precisa: «Direttore Staff del Direttore Generale», tutto maiuscolo, 200mila euro il compenso lordo, più 40mila euro di premio massimo variabile. Tutti meritati visto che è lui il direttore generale ombra della Rai, le pratiche più delicate passano dal suo ufficio, chi deve parlare col dg parla prima con lui, o anche soltanto con lui. Fidatissimo di Dall'Orto, che lo ha scelto per merito e competenza, Rossi «è un manager esperto di comunicazione pubblica e relazioni istituzionali» si legge nel suo curriculum pubblicato nella pagina «Rai per la Trasparenza». Già responsabile Relazioni Esterne ed Eventi Outdoors di Mtv Italia, a diretto riporto del direttore generale e dell'amministratore delegato, che all'epoca era proprio Dall'Orto, poi in Viacom International Media Networks, «nell'ottobre 2015 è chiamato in Rai per dirigere lo Staff del Direttore Generale».
C'è però qualcosa che manca nel curriculum reso pubblico dalla Rai, rispetto alla versione più ampia e dettagliata mandata al momento della candidatura. Al Giornale risulta che proprio da Viale Mazzini sia arrivato il consiglio di asciugare il curriculum, concentrandosi sull'esperienza nei gruppi privati, più che sulla politica. Mentre Rossi, interpellato, assicura che quel cv sia stato usato per candidarsi non in Rai, ma in un'altra azienda dove era rilevante l'esperienza politica. Che in effetti, nell'altro curriculum del braccio destro di Dall'Orto, occupa una parte notevole della formazione professionale del manager. Nel cv più sintetico si legge che Rossi fino al 1996 è stato «responsabile provinciale e regionale Emilia Romagna dei giovani del Partito democratico della Sinistra ora Partito democratico», nonché «membro dell'esecutivo nazionale». Non solo, fino al 1999 è stato «responsabile comunicazione del Pds di Bologna, eletto consigliere comunale di Bologna». Poi, sempre nel cv emendato da Viale Mazzini («la politica fuori dalla Rai»), si evidenzia come anche il periodo a Mtv, dove Rossi cura gli eventi dal vivo, serve a consolidare rapporti «con personalità provenienti da diverse aree politiche e del livello, tra gli altri dell'allora sindaco di Roma Walter Veltroni», e poi altri politici di destra e sinistra non ultimo «l'allora sindaco di Firenze, oggi presidente del Consiglio, Matteo Renzi». Nome che deve aver procurato un brivido di piacere in chi lo ha letto in Rai, proprio agli inizi della stagione renziana a Viale Mazzini.
Ma è in fondo al cv che Guido Rossi cala il poker d'assi. Alla voce «Referenze», l'attuale capo staff del dg Dall'Orto, inserisce infatti una terna di nomi che qualunque candidato all'assunzione in Rai vorrebbe avere. Primo, «Antonio Campo Dall'Orto», e avere come referente la stessa persona che ti deve assumere non è cosa di poco conto. Subito dopo arriva nientemeno che «Luca Lotti, sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega all'Editoria», l'uomo del governo che si occupa, per conto del premier, appunto della Rai. E terzo «On.
Vinicio Peluffo, vice presidente della Vigilanza Rai», Pd. Referenze ed esperienze introvabili nel cv pubblicato dalla Rai. «Un profilo marcatamente apolitico il suo», vaticinò Freccero. Da Palazzo Chigi e dal Pd possono confermarlo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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