Francesco De Remigis
Neanche fosse un rituale, due mesi dopo il mercoledì che ha stravolto la campagna presidenziale francese il 25 gennaio, il settimanale Canard Enchaîné torna in edicola oggi con nuove rivelazioni sul candidato repubblicano. Stavolta François Fillon, già formalmente indagato per appropriazione indebita di fondi pubblici, abuso di beni sociali, complicità e occultamento di questi reati, e violazione degli obblighi di comunicazione all'Alta autorità per la trasparenza della vita pubblica, è accusato di aver ottenuto 46.500 euro per organizzare un incontro tra il presidente russo Vladimir Putin, con cui vanta rapporti personali e cordiali, e l'ad del colosso petrolifero francese Total, Patrick Pouyanne, suo ex capo di gabinetto. Il tutto al forum economico di San Pietroburgo per conto del miliardario libanese Fouad Makhzoumi, meglio noto come «il re degli oleodotti». L'incontro risale al 19 giugno 2015. Promosso attraverso la società di consulenza 2F Conseil dello stesso Fillon. Peccato che appena un mese e mezzo fa disse: «La lista dei miei clienti non comprende alcuna impresa russa, né il governo russo, né alcun organismo del Paese». Che farà ora?
L'ex premier insiste a proporsi in nome dell'onestà e della rettitudine e del mai scendere a compromessi. Fillon non ha mai nascosto la special relationship che lo lega a Putin già dal 2008, al punto da definire «gesto folle» le sanzioni europee alla Russia dopo l'annessione della Crimea. Ora dovrà spiegare le ragioni non certo di Stato, visto che non era più al governo, ma personali o politiche dell'accaduto. L'inchiesta sui presunti impieghi fittizi della moglie Penelope (che sarà ascoltata dai giudici il 28 marzo) e due dei suoi figli si è già aggravata dell'accusa di «falso e truffa aggravata». Gli inquirenti hanno acquisito nuovi documenti che lasciano pensare che i Fillon abbiano prodotto falsi dati per giustificare gli stipendi della consorte.
Ma ieri è stato anche il giorno di un altro scandalo analogo al Penelope-gate, quello che ha portato alle dimissioni il ministro dell'Interno socialista Bruno Le Roux. Le sue due figlie hanno firmato 24 contratti come assistenti del padre ancora minorenni 15 e 16 anni ricevendo in totale circa 55mila euro.
Il premier Cazeneuve ha chiesto chiarimenti, la procura ha aperto un fascicolo. Poi le dimissioni, sostituito da Matthias Fekl. Le Roux è nella squadra del candidato per un Eliseo «giusto e onesto» Benoit Hamon. Potrebbe lasciare anche quell'incarico.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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