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La truffa nella trattativa sui vaccini: c'è il giallo della lettera al mediatore

I Nas inviati in Veneto dai pm di Perugia sequestrano 15 mail. Il dg sanitario di Zaia: "Garantiamo massima collaborazione"

La truffa nella trattativa sui vaccini: c'è il giallo della lettera al mediatore

Il direttore generale della Sanità del Veneto, Luciano Flor, dette o no semaforo verde a un mediatore per «acquisire forniture aggiuntive di vaccini anti-Covid»? Il virgolettato fa parte di una lettera (con sigillo della «Regione del Veneto») che i Nas, inviati l'altroieri a Treviso per interrogare Flor, hanno inserito nel fascicolo d'inchiesta aperto dalla procura di Perugia sull'ipotesi di truffa ai danni di alcune regioni che avrebbero avviato una trattativa irrituale finalizzata all'approvvigionamento «privato» di dosi supplementari.

La missiva al vaglio degli inquirenti porta in calce la dicitura «Il Direttore Generale» ma è priva di firma; poche le righe di testo, ma estremamente chiare: «Facendo seguito alla ricezione della vostra proposta cod. BR00 nel confermare l'interesse della Regione del Veneto ad acquisire forniture aggiuntive di vaccini anti-Covid 19, si chiede - al fine di acquisire la preventiva autorizzazione ministeriale - di conoscere il numero di riferimento dei lotti disponibili e delle relative scadenze. In attesa di cortese riscontro, porgo distinti saluti». Quel foglio - mostrato nel corso dell'ultima puntata del programma di Corrado Formigli, Piazzapulita, su La7 - è autentico o è un fake?

Nel primo caso sarebbe la prova che la Regione Veneto ha effettivamente accettato come interlocutore un «broker» di vaccini (forse solo un millantatore vista l'assurdità del presunto business: «27 milioni di vaccini entro pochi giorni e a un prezzo concorrenziale»); nel secondo caso ci troveremmo invece dinanzi a un palese tentativo di truffa ed estorsione che non lascerà indifferente la Regione Veneto, già pronta ad adire le vie legali contro il falso mediatore (la cui vera identità è ben nota ai collaboratori di Zaia).

Al vaglio degli inquirenti un'ampia documentazione, tra cui 15 mail (alcune provenienti dall'estero) aventi come oggetto il medesimo argomento: l'ipotetica fornitura «extra» di vaccini rispetto allo stock predefinito dagli organismi europei.

Il governatore veneto, da parte sua, ha confermato di «aver affidato al direttore generale Flor il sondaggio sul mercato di reali possibilità di acquisti extra del siero»; l'esatta natura di questo «sondaggio» sarà ora verificata dai pm, mentre inchieste analoghe sono in corso anche a Roma e Milano. Nel frattempo sia da governo centrale, sia dai vertici Ue si ribadisce che «nessuna fornitura di vaccini è consentita al di fuori dei circuiti e delle quote stabilite in sede comunitaria tra Stati e aziende farmaceutiche». Ma questo non elimina il problema principale: la pandemia in Italia è tornata a fare paura, i vaccini scarseggiano e le regioni protestano. Se non si darà una vigorosa accelerazione alla campagna di profilassi, la copertura immunitaria necessiterà di anni. E questo sarebbe intollerabile.

I presidenti di regione ieri si sono incontrati per l'ennesima volta, facendo fronte comune: «Siamo di nuovo in una situazione allarmante. In molte zone del Paese i positivi sono tornati su livelli che non si registravano da fine gennaio. Sebbene il numero di decessi non sia aumentato, il boom di infetti è un brutto segnale».

Le varianti sono più aggressive e rischiano a breve di provocare gravi danni. Ma purtroppo manca la materia prima, cioè in vaccini. Se le regioni non possono muoversi in autonomia, lo faccia Draghi.

Al più presto.

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