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"Truffatori", "Bugiardi". Mélenchon e Macron incendiano i ballottaggi

La sinistra: "Siamo noi in testa, i dati sono manipolati". La premier Borne: "Mentono"

"Truffatori", "Bugiardi". Mélenchon e Macron incendiano i ballottaggi

«Manipolano i risultati. Hanno imbrogliato», attacca la gauche, mettendo sul banco degli imputati la coalizione presidenziale e il ministero dell'Interno. «Mélenchon bugiardo», replica la prima ministra macronista, Elisabeth Borne. Volano gli stracci tra i fedelissimi di Emmanuel Macron e la sinistra anti-sistema di JLM. Lo scontro è il preludio di una settimana che si preannuncia incendiaria per la politica in Francia, anticipazione di ciò che potrebbero essere i prossimi cinque anni per il Presidente, se la sua coalizione «Ensemble» non raggiungerà la maggioranza assoluta dei seggi domenica prossima, 19 giugno, ai ballottaggi delle elezioni legislative per il rinnovo dei 577 membri dell'Assemblée Nationale. Il ministero degli Interni ha fatto appena in tempo ad annunciare i risultati definitivi ieri, che subito è esploso lo scontro, nelle stesse ore in cui il capo dell'Eliseo avvertiva della difficoltà dei tempi all'inaugurazione, a Parigi, del Salone mondiale per la Difesa Eurosatory 2022: «La Francia e la Ue sono entrate in un'economia di guerra» e non si «può più vivere al ritmo e con la grammatica di un anno fa. Tutto è cambiato».

Secondo i dati ufficiali, domenica 12 giugno il blocco pro-Macron ha raggiunto al primo turno il 25,75% delle preferenze, mentre la sinistra pro-Mélenchon ha raccolto il 25,66%. Una differenza di appena 21mila voti tra i due, segno che il Presidente rischia di perdere il pieno controllo della Camera bassa. Ma la rilevazione, anche se per un soffio, certifica il vantaggio dell'alleanza pro-Macron. Eppure la Nuova Unione popolare ecologica e sociale, la Nupes del rosso Mélenchon, non ci sta e rivendica il primo posto. «Abbiamo ottenuto 6.101.968 voti (ovvero il 26,8%) e il ministero dell'Interno ce ne riconosce solo 5.836.202 voti (ovvero il 25,7%). Lo fa per far apparire artificialmente in testa il partito di Macron», accusa il candidato gauchista Manuel Bompard, che lancia l'allarme «per la nuova manipolazione di Darmanin», il ministro dell'Interno.

La diatriba nasce dall'etichettatura dei candidati. Dopo un ricorso al Consiglio di Stato, la Nupes, la coalizione che unisce socialisti, comunisti, verdi e seguaci de «La France Insoumise» (il partito di Mélenchon) ha ottenuto la possibilità di essere conteggiata sotto il proprio marchio, dopo che, fino a quel momento, i candidati di sinistra erano divisi in base alla propria bandiera di origine, fra «Partito comunista», «Partito socialista» e così via. Questo avrebbe ingenerato confusione, facendo finire, specie nei Territori d'Oltremare, alcuni candidati della Nupes sotto l'etichetta «sinistra varia», sottraendo voti di coalizione al mulino di Mélenchon. Da qui l'accusa di «manipolazione» e richiesta di riconteggio e di intervento del Consiglio di Stato da parte della sinistra. Accusa respinta al mittente, con gli interessi, dalla neo-premier Borne: «Mélenchon mente sui risultati, gonfiando i numeri. Quando pretende di essere primo ministro è soprattutto il primo bugiardo». Lui si dice convinto, smentendo le proiezioni, di poter diventare premier: «Matignon non si allontana, si avvicina». E anche il quotidiano Le Monde conferma con i suoi calcoli che Nupes è in testa, pur di un soffio, con il 26,1%, davanti a Ensemble con il 25,8%.

È la prova che la battaglia dei prossimi giorni sarà feroce, visto che le proiezioni sui seggi da assegnare al secondo turno non danno a Macron la certezza di una maggioranza assoluta (avrebbe dai 255 ai 310 deputati laddove la maggioranza piena è fissata a 289). E la sinistra (tra i 175 e i 205 seggi) spera di rendere un inferno la prossima legislatura, costringendo l'Eliseo a compromessi o a una dura lotta. Mélenchon lo ha spiegato in campagna elettorale: bastano 15 deputati per una Commissione d'inchiesta, 58 per una mozione di sfiducia contro il governo, 185 per chiedere l'organizzazione di un referendum.

I macroniani, intanto, fanno leva sul voto «contro gli estremismi», compresi quelli del Rassemblement National di Marine Le Pen (18,6%), che conta di formare per la prima volta un gruppo parlamentare (fra i 15 e i 40 deputati) e segna un record storico, confermando l'ascesa dell'estrema destra, che ha quintuplicato i voti, anche sul centro-destra Les Républicai. Gran parte delle sfide di domenica saranno tra i candidati di sinistra e quelli pro-Macron, poi tra i macroniani e l'estrema destra, infine tra i due estremi.

In quest'ultimo caso, il governo consiglia senza esitazioni: «Non un voto all'estrema destra».

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