«Se il presidente adotta questa misura estrema, il licenziamento degli alti responsabili del Russiagate, temo che questo farebbe scattare uno scontro di cui l'America non ha bisogno». Le parole del senatore democratico Dick Durbin sono la prova della tensione alle stelle tra l'Amministrazione americana e la minoranza democratica. Dopo la pubblicazione del memorandum dei repubblicani, finora secretato, che accusa gli investigatori dell'Fbi di abuso di potere nelle indagini sulle interferenze russe nelle presidenziali statunitensi, il leader della Casa Bianca è tornato a bacchettare l'agenzia investigativa, che liquida come «uno strumento anti-Trump». «E questo - ha aggiunto il presidente in un tweet diffuso la scorsa notte italiana - è inaccettabile in una democrazia e dovrebbe allarmare chiunque desideri che l'Fbi sia uno strumento per far rispettare (in maniera non di parte) la legge... L'Fbi non è stato corretto con il Congresso, perché ha nascosto la maggior parte di questi fatti agli investigatori», ha aggiunto il presidente americano facendo riferimento anche a un articolo del Wall Street Jorunal.
Il timore dei democratici è che ora il leader Usa cominci a fare piazza pulita dei responsabili o presunti tali. Ecco perché diversi membri democratici del Congresso degli Stati Uniti hanno lanciato un appello solenne al presidente a rispettare le regole dello Stato di diritto e a evitare licenziamenti. L'opposizione democratica brandisce lo spettro di una crisi costituzionale, con i repubblicani che invece assicurano un sostegno più o meno totale a Trump. «La questione attualmente è di sapere se la maggioranza repubblicana alla Camera e al Senato difenderà lo Stato di diritto e la Costituzione», ha detto ancora il senatore democratico Durbin. «L'obiettivo ricercato da Trump è di minare l'Fbi, screditare l'Fbi, screditare l'inchiesta di Mueller», ha detto dal canto suo il democratico Adam Schiff.
Una rabbia e una preoccipazione che ovviamente arrivano dritti al cuore dell'Fbi. Secondo il Washington Post, alcuni funzionari dell'agenzia sostengono che le accuse avanzate nel documento dai repubblicani della Camera siano imprecise e, cosa più dannosa a lungo termine, erodano la capacità dell'agenzia di rimanere indipendente e fare il proprio lavoro. Un funzionario ha sintetizzato tutto in modo molto schietto: «C'è molta rabbia. L'ironia è un'organizzazione di orientamento conservatore, che viene fatta a pezzi dai conservatori. Inizialmente era solo sconcertante.
Ora c'è rabbia, perché non va via». Su Twitter il presidente Usa aveva spianato la strada alla diffusione del memo scrivendo lapidario: «Questo memo scagiona totalmente Trump nell'indagine. Ma la caccia alle streghe continua».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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