Trump ci ripensa (ancora): "Violenze colpa della sinistra"

Riesplode la polemica dopo le nuove dichiarazioni del presidente. Critiche dai manager e lui li silura

Trump ci ripensa (ancora): "Violenze colpa della sinistra"

New York - «La colpa dei fatti di Charlottesville? È anche della sinistra»: proprio quando si stavano in parte calmando le acque su Donald Trump, dopo la sua condanna dei suprematisti per gli scontri avvenuti a Charlottesville, il presidente ci ha ripensato accusando anche i manifestanti dell'alt-left delle violenze, e scatenando una nuova bufera. «Penso che la colpa sia di entrambi - ha detto -. C'era un gruppo di una parte, ma anche un gruppo dell'altra parte molto, molto violento». A suo parere la sinistra estremista condivide la responsabilità per quanto accaduto in Virginia, ma «nessuno vuole dirlo».

Subito dopo gli scontri il tycoon si era limitato a puntare il dito contro la «violenza da più parti», senza fare nessun riferimento esplicito ai gruppi di estrema destra, un atteggiamento che gli ha attirato dure critiche. Così martedì è tornato sulla vicenda con toni decisamente diversi, dicendo che l'attacco di sabato, quando un nazionalista bianco si è schiantato con la sua auto sugli oppositori uccidendo una giovane donna, è stato «orribile». Ha sottolineato che «il razzismo non ha alcun posto in America», e coloro che causano violenza in suo nome sono «criminali», compresi suprematisti, Ku Klux Klan e neonazisti. Ieri, però, ha nuovamente aggiustato il tiro, affermando che «non tutti coloro che hanno partecipato alla protesta erano neonazisti e suprematisti bianchi».

Parole che hanno fatto riesplodere la polemica, anche all'interno del partito repubblicano. «Gli organizzatori degli eventi che hanno ispirato e condotto l'attacco sono da incolpare al 100% - ha scritto su Twitter il senatore della Florida Marco Rubio -. I suprematisti bianchi vedranno il fatto di avere solo metà della colpa come una vittoria». E si sono fatti sentire anche gli ex presidenti George Bush padre e suo figlio George W., i quali pur senza nominare Trump hanno condannato le violenze e affermato che «l'America deve sempre denunciare l'intolleranza razziale, l'antisemitismo e l'odio in tutte le sue forme».

E non vanno meglio le cose tra il Commander in Chief e la Corporate America. Quattro Ceo hanno lasciato il Consiglio manifatturiero della Casa Bianca in segno di protesta verso The Donald, e per tutta risposta lui ha deciso di sciogliere sia il Manufacturing Council che lo Strategy & Policy Forum: «Piuttosto che esercitare pressioni sui membri, li chiudo entrambi», ha annunciato su Twitter.

Poi ha lanciato un nuovo affondo ad Amazon: «Sta facendo danni enormi ai piccoli rivenditori che pagano le tasse. Città e Stati in tutti gli Usa sono colpiti, molti posti di lavoro spariscono», ha attaccato.

Non è la prima volta che Trump se la prende con il gigante dell'e-commerce o con il suo fondatore Jeff Bezos, proprietario anche del Washington Post, uno dei media più critici con il presidente.

Trump ha anche nominato guida della comunicazione della Casa Bianca, con una nomina ad interim che farà molto discutere, la ventottenne ex modella Hope Hicks.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica