Donald Trump ha aggredito sessualmente la scrittrice Jean Carroll nei camerini di un grande magazzino negli anni Novanta e in seguito l'ha diffamata negando l'episodio e dandole della bugiarda.
È il verdetto raggiunto dalla giuria nel processo civile a New York contro l'ex presidente Usa, condannato a pagare un indennizzo complessivo di 5 milioni di dollari. I nove giurati hanno stabilito invece che il tycoon non è responsabile dell'accusa di stupro da parte dell'ex editorialista della rivista Elle. Carroll, oggi 79enne, ha intentato la causa a novembre, sostenendo che lui l'ha diffamata in un post sul suo social Truth nel 2022 definendo le sue accuse «una bufala e una bugia» e dicendo «questa donna non è il mio tipo». Stando alla testimonianza della giornalista, si conobbero a una delle feste organizzate dall'allora moglie di Trump, Ivana, poi lui le chiese aiuto per comprare un regalo, così si recarono nel grande magazzino Bergdorf Goodman. I due si diressero verso il reparto lingerie del negozio e lui prese un body chiedendole di provarlo e suggerendole di farlo assieme.
«Era molto scherzoso, leggero, stava flirtando tutto il tempo - ha ricordato lei -. Ma quando entrammo nel camerino, lui chiuse la porta spingendomi contro il muro e tirandomi giù le calze con forza, ma io continuavo a cacciarlo indietro. Era abbastanza chiaro che non volevo che succedesse nient'altro». Quindi, ha detto di essere scappata tirandogli una ginocchiata, e poi ha ammesso che entrare nello spogliatoio con il tycoon è stato un gesto stupido di cui si pentirà per tutta la vita.
L'esperienza terrificante infatti «l'ha segnata per sempre e non è mai più riuscita ad avere una relazione amorosa. Uscendo dal tribunale, Carroll si è detta «molto felice e sollevata» per la decisione. Mentre The Donald ha definito sui social il verdetto «una vergogna». È la «continuazione della più grande caccia alle streghe di tutti i tempi», ha aggiunto, ripetendo che «non ha assolutamente idea di chi sia questa donna». Mentre in precedenza ha affermato di «non essere stato autorizzato a parlare o difendermi» e di essere stato «messo a tacere». In realtà, Trump non è mai comparso al processo, limitandosi ad una deposizione privata poi mostrata ai giurati in cui prima ha affermato che Carroll non era il suo «tipo», poi ha confermato quanto detto in un famigerato audio, ossia che quando uno è una star come lui può baciare impunemente le donne.
Come ha ricordato il giudice alla giuria, tuttavia, lo standard di prova è inferiore in una causa civile rispetto a una causa penale: Carroll doveva provare le sue affermazioni con una preponderanza di prove, e non oltre ogni ragionevole dubbio. In ogni caso pur se non si tratta di una condanna penale, la decisione è sicuramente imbarazzante per Trump e rischia di compromettere la corsa alla Casa Bianca, lasciando una macchia sulla sua immagine e sui suoi rapporti con le donne. Intanto poche ore prima della deliberazione in soccorso dell'ex comandante è arrivata l'ex first lady Melania Trump. La quale in una intervista a Fox News ha ribadito il suo sostegno alla candidatura presidenziale del marito.
«Ha ottenuto un enorme successo nella sua prima amministrazione e può guidarci ancora una volta verso la grandezza e la prosperità - ha detto Melania - Ha il mio sostegno e non vediamo l'ora di restituire la speranza per il futuro e guidare l'America con amore e forza».
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