Tra Trump e Xi una tregua armata. Niente firme, solo rinvio di un anno

Il tycoon parla di "intesa fantastica". Concessioni reciproche. I dazi calano al 47%. Accordi su terre rare e fentanyl. Le Borse restano freddine

Tra Trump e Xi una tregua armata. Niente firme, solo rinvio di un anno
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Donald Trump ha definito l'incontro "fantastico", aggiungendo che "su una scala da 1 a 10, è stato 12". Xi Jinping si è limitato - per ora - a dichiarare che i team economici e commerciali di Cina e Stati Uniti hanno tenuto "colloqui approfonditi" e hanno raggiunto un "consenso sulle soluzioni ai problemi". Ma dopo il vertice non è stata diffusa alcuna dichiarazione congiunta. I mercati non si sono lasciati prendere dall'entusiasmo e gli investitori attendono maggiori dettagli sulle intese raggiunte. Gli Stati Uniti e la Cina potrebbero firmare un accordo commerciale della durata di un anno già la prossima settimana, ha dichiarato il segretario al Tesoro statunitense, Scott Bessent. Quanto concordato tra i due leader a Busan è dunque visto dagli analisti più come un quadro preliminare per una tregua di un anno che un trattato commerciale, e ancor meno un grande accordo strategico. Non bastano le strette di mano se non vengono affrontate le cause profonde dello stallo tra le due maggiori economie mondiali, tra cui il surplus commerciale della Cina, i suoi sussidi industriali e la ricerca di entrambi i Paesi del predominio tecnologico. Le Borse Ue, complice la Bce che ha lasciato i tassi di interesse invariati al 2%, hanno chiuso deboli: il Ftse Mib di Milano ha ceduto lo 0,09%, Parigi lo 0,5%, Madrid lo 0,7%, mentre Francoforte ha segnato un +0,02 per cento. Piatto il Ftse 100 di Londra (-0,01%). Indici contrastati anche a Wall Street con l'effetto negativo delle trimestrali per i colossi big tech come Meta e Microsoft.

Certo, guardando il bicchiere mezzo pieno ci sono state concessioni da entrambe le parti. Gli Stati Uniti prevedono il dimezzamento dei dazi del 20% sul fentanyl in cambio di promesse (vaghe) da parte di Xi di ridurre le spedizioni dei precursori dell'oppioide. Ciò porterebbe l'aliquota tariffaria media su molti prodotti cinesi a circa il 47 dal 57 per cento. Non solo. L'estensione della cosiddetta Entity List (l'elenco di aziende a cui gli Stati Uniti vietano la vendita di tecnologie e beni americani senza una licenza) alle controllate possedute con una quota superiore al 50% è stata rinviata di un anno. Quanto a Pechino, sospenderà per un anno le proprie misure restrittive sulle esportazioni di terre rare (ma non ha apportato alcuna modifica al regime di licenze introdotto ad aprile), ha garantito la ripresa immediata delle importazioni di soia (12 milioni di tonnellate, quest'anno e un minimo di 25 milioni per i prossimi tre anni) e di altri prodotti agricoli Usa, ha promesso acquisti di energia statunitense (Trump ha spiegato che "potrebbe aver luogo una transazione su larga scala riguardante l'acquisto di petrolio e gas dal grande Stato dell'Alaska") e la finalizzazione dell'accordo su TikTok.

Gli Stati Uniti, ha affermato il portavoce del ministero del Commercio cinese, sospenderanno per un anno le tasse portuali speciali applicate alle navi cinesi che attraccano nei porti americani e la Cina farà lo stesso, sospendendo per un anno le contromisure imposte alle navi statunitensi. L'accesso di Pechino ai chip Nvidia avanzati dovrebbe essere risolto nelle prossime settimane.

La vera e forse unica novità è che, invece di procedere con tregue di 90 giorni, l'orizzonte delle relazioni è diventato annuale. Per il resto, le parti sono tornate indietro allo status quo precedente al 29 settembre (fatta eccezione per il taglio tariffario del 10% legato all'applicazione delle leggi sul fentanyl).

Ma l'accordo non è stato ancora firmato e la pace resta fredda. Da qui alla visita di Stato di Trump a Pechino, annunciata per aprile 2026, le tensioni commerciali tra le due superpotenze potrebbero, quindi, riaccendersi.

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