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Trump fa fuoco sulle armi all'Ucraina

Opposizione decisiva dei Repubblicani: stoppati 60 miliardi di aiuti. Piano B pieno di insidie

Trump fa fuoco sulle armi all'Ucraina

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I 60 miliardi di dollari di nuovi aiuti per l'Ucraina voluti da Joe Biden sono finiti nel limbo delle procedure parlamentari, respinti dal fuoco di sbarramento repubblicano, al pari di quanto sta avvenendo alle truppe di Kiev, bloccate dalle difese russe lungo un fronte fermo da mesi e dalla mancanza di munizioni. E circa tre mesi c'erano voluti ai negoziatori Democratici e a quelli Repubblicani per raggiungere un accordo bipartisan che legasse gli aiuti a Kiev (e a Israele) a un'ampia riforma delle politiche di sicurezza e anti immigrazione al confine col Messico. Tutto è crollato nel fine settimana, quando il testo dell'accordo è stato reso pubblico. Su tutto, ha pesato l'opposizione di Donald Trump. «Solo uno sciocco lo voterebbe», ha tuonato il tycoon su Truth. Lo stesso leader repubblicano al Senato, Mitch McConnell, ostinatamente pro Kiev, ha dovuto ammettere che «il clima politico è cambiato». Dall'altra ala del Congresso, lo speaker Mike Johnson faceva intendere che, anche se approvato al Senato, l'accordo non aveva alcuna chance di passare alla Camera, dove la pattuglia trumpiana è più nutrita e agguerrita: «È morto all'arrivo».

Dall'inizio delle trattative con i Dem al momento del voto in Aula, Trump è uscito rafforzato dalle vittorie in Iowa e New Hampshire. Con la nomination ormai quasi in tasca, il tycoon intende usare la questione dell'immigrazione come un'arma politica contro Biden e non ha nessun interesse a risolvere i problemi al confine. «La storia sta guardando. Il mancato sostegno all'Ucraina in questo momento critico non sarà mai dimenticato», ha detto Biden, quando era ormai chiara la sorte del provvedimento. Il voto di mercoledì, 49-50, era ben lontano dai 60 sì necessari e segnava delle defezioni anche in campo democratico. Su tutti, il «socialista» Bernie Sanders, contrario agli aiuti a Israele. In extremis, il leader della maggioranza democratica al Senato, Chuck Schumer, su suggerimento di McConnell, ha imbastito un piano B: scorporare la questione immigrazione dai fondi per Ucraina, Israele e le altre questioni di sicurezza nazionale. Il nuovo pacchetto da 95 miliardi di dollari ha avuto finalmente un primo via libera ieri, 67 a 32, col voto decisivo di 17 senatori repubblicani. Serviranno ora almeno altri cinque voti, prima dell'eventuale passaggio alla Camera, dove la sorte del testo rimane assai incerta. «Non vedo come possa avanzare in questa camera», ha detto il presidente repubblicano della commissione Forze Armate, Mike Rogers.

Il rafforzamento del fronte anti Kiev nell'attuale Congresso, spinto anche dalla retorica di Trump, che promette di risolvere rapidamente il conflitto in caso di ritorno alla Casa Bianca, è fotografato dall'intervista di Tucker Carlson a Vladimir Putin. L'ex star di Fox News, giornalista di riferimento dell'universo Maga, è stato bollato da destra e da sinistra come «l'utile idiota» che si presta ai giochi dei dittatori. Tutto questo, mentre il cancelliere tedesco Olaf Scholz è in queste ore a Washington per chiedere conto a Biden di quanto sta accadendo.

L'Europa sugli aiuti a Kiev ha fatto la sua parte, ieri l'Italia ha votato nuovamente il suo pacchetto, approvando 50 miliardi di euro di nuovi aiuti, ma non può reggere da sola il peso finanziario e militare della guerra.

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