Trump-Hegseth, avviso al mondo. "Pronti alla guerra e all'atomica"

Vertice coi generali Usa. Il capo del Pentagono: "Basta decadenza woke". Il tycoon: "Spero di non dover mai usare l'arsenale nucleare"

Trump-Hegseth, avviso al mondo. "Pronti alla guerra e all'atomica"
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Donald Trump veste i panni del commander in chief parlando ai generali americani convocati nella base dei Marine a Quantico, in Virginia, dal capo del Pentagono Pete Hegseth. Il presidente sottolinea che gli Stati Uniti affrontano una "guerra dall'interno" a causa di criminalità e immigrazione, avvertendo che l'esercito sarà coinvolto nelle sue misure repressive in diverse città a guida democratica. E minaccia che l'arsenale nucleare degli Usa è pronto, pur con l'auspicio di non doverlo usare mai. Ma è Hegseth a pronunciare le parole più dure: "Il nostro compito è prepararci alla guerra. E vincerla", spiega davanti a circa 800 generali arrivati da tutto il mondo. "Pace attraverso la guerra", prosegue, parlando di un "momento cruciale". E dà il benvenuto al "dipartimento della Guerra, poiché l'era del dipartimento della Difesa è finita".

"Leader politici sciocchi e sconsiderati hanno impostato la bussola sbagliata e abbiamo perso la strada. Siamo diventati il dipartimento woke - sottolinea ancora annunciando l'intenzione di cancellare decenni di declino - Per troppo tempo abbiamo promosso leader per le ragioni sbagliate, in base alla loro razza, alle quote di genere, ai cosiddetti primati storici. Ora dobbiamo ripulire i detriti. Stiamo ponendo fine alla guerra contro i guerrieri". E avvisa le donne soldato che se non raggiungeranno "gli standard maschili" non potranno combattere, minacciando poi di licenziare i militari "grassi". "Anche quella ai confini e nelle città è una guerra", chiosa da parte sua Trump, sostenendo che la situazione "non è diversa da un nemico straniero, ma per molti versi è più difficile perché non indossano uniformi. Almeno quando indossano un'uniforme, puoi eliminarli. Queste persone non hanno uniformi. Ma siamo sotto invasione dall'interno". E riferendosi al ripristino del nome utilizzato per il Pentagono l'ultima volta nel 1947, dice: "Quando abbiamo cambiato il nome dopo la Seconda guerra mondiale, quello è stato probabilmente il primo segnale della cultura woke".

Gran parte del suo discorso, durato circa un'ora, ha un tono fortemente politico, rompendo la tradizione dei precedenti presidenti che tendevano a evitare le questioni interne quando si rivolgevano alle truppe. Sul fronte della guerra in Ucraina si ritiene convinto che "alla fine risolveremo la situazione", ma ribadisce di "essere molto deluso da Vladimir Putin". Mentre sul Medioriente, parlando della sua proposta per Gaza, esulta che "potrebbe esserci un accordo che non si verificava da tremila anni". Minacciando Hamas che "espierà all'inferno" se respinge la proposta. Trump torna pure sulla questione del premio Nobel per la pace, diventato il suo pallino: "Ho risolto otto guerre ma non me lo daranno e sarà un'offesa per gli Stati Uniti - afferma - Lo daranno ad uno che non ha combinato nulla o ha scritto un libro su come risolvere le guerre". In realtà, secondo quanto riferito da diversi funzionari al Washington Post, molti alti vertici militari Usa sono frustrati dal nuovo corso del Pentagono. Tra questi ci sarebbe anche il capo di stato maggiore congiunto, il generale Dan Caine, che il tycoon ha elogiato più volte nel suo discorso.

Per molti la riforma del dipartimento presentata da Hegseth su input del presidente è "miope e potenzialmente irrilevante, dato l'approccio altamente personale e talvolta contraddittorio di Trump alla politica estera". Ed in particolare è poco gradita l'enfasi sulle minacce in patria, mentre la Cina continua a rafforzarsi militarmente.

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