Trump manda Abrams nel Paese: il "falco" anticomunisti di Reagan

Nelle analisi sottolinea l'uso della forza per le democrazie

Trump manda Abrams nel Paese: il "falco" anticomunisti di Reagan

San Paolo «Per chi vuole che la tragedia venezuelana finisca in tempi brevi e a Caracas torni la democrazia, la scelta di Elliot Abrams come rappresentante speciale per il Venezuela del governo Trump è una splendida notizia». Così Jaimes Bayly, saggista e analista che ogni sera conduce un programma tv sul canale di Miami MegaTV, seguitissimo dai venezuelani in fuga dalla dittatura. Per lui non ci sono dubbi che Abrams sarà decisivo nell'imprimere un'accelerata all'uscita di scena di Maduro da Miralores e, a ben guardare lo storico di questo 71enne avvocato, analista politico nonché diplomatico, c'è da credergli. Nonostante le parole commosse pronunciate da Abrams venerdì scorso, quando il Segretario di Stato Mike Pompeo lo ha annunciato nell'incarico «mi emoziona tornare a questa scrivania che ho lasciato 30 anni fa» di certo si tratta di un «falco», distante anni luce dalla «colomba» Thomas Shannon che, pensionatosi lo scorso anno, era stato il responsabile delle politiche statunitensi nei confronti dell'America latina durante le due presidenze di Barack Obama.

Dal 1981 sotto la presidenza di Ronald Reagan fu infatti proprio Abrams a occuparsi dell'annosa questione di contenere l'espansione del comunismo in Centroamerica. Era un altro mondo, diviso da una Guerra Fredda che si giocava su scala mondiale e proprio lui il diplomatico decisivo al Dipartimento di Stato per organizzare l'esercito dei Contras (contro-rivoluzionari) al fine di limitare l'espansione dei sandinisti nicaraguensi nella regione. Quando venne fuori lo scandalo Iran Contras, fu condannato per avere nascosto informazioni al Congresso degli Stati Uniti che lo aveva convocato, ma Bush padre lo graziò e lui torno ad occuparsi della sicurezza nazionale sotto la presidenza di Bush figlio.

Degna di menzione anche l'attività da analista e scrittore di Elliot Abrams, autore di un libro che vale la pena leggere, dal titolo Realism and Democracy, Realismo e Democrazia in italiano, dove spiega nel dettaglio come sia opportuno che le democrazie debbano sapersi difendere quando attaccate e, soprattutto, sul perché per loro sia ineluttabile e moralmente giusto usare la forza. Da oggi qualsiasi informazione riguardante la crisi venezuelana passerà dunque al vaglio, decisivo e con massimo potere decisionale, del «falco» Abrams che, ieri, ha sottolineato in modo algido, almeno a parole, come «la crisi in Venezuela sia profonda, difficile e pericolosa» e che per questo «la affronterà da subito con il massimo impegno».

Ma la dittatura di Caracas da ieri trema non solo perché sente il fiato sul collo di Elliot - che memore dell'esperienza per lui deleteria a livello di immagine dei Contras a detta degli analisti eviterà il finanziamento di gruppi armati anti Maduro ma anche perché il Tesoro Usa, come logico dopo il riconoscimento di Guaidó da parte di Donald Trump, ha iniziato l'iter legale affinché i soldi del petrolio venezuelano vadano ad una nuova direttiva di Citgo, la sussidiaria di PDVSA nonché sesta raffineria maggiore degli Usa.

Una direttiva che fa capo a Guaidó che informalmente ha chiamato nomi nuovi, tra cui l'economista José Toro Hardy e l'ex ministro venezuelano nonché analista, Moises Naim. Insomma, basta soldi a Maduro e questo spaventa il dittatore almeno tanto quanto la nomina di Abrams.PM

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