Trump: né con Mosca né con Kiev. Bruxelles si spacca sulle sanzioni

Il leader Usa: "Putin mi ha deluso però non ho chiuso. La capitale russa non è un target". L'Ue: "Usate armi chimiche". Ma Ungheria e Slovacchia frenano le ritorsioni

Trump: né con Mosca né con Kiev. Bruxelles si spacca sulle sanzioni
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Dopo aver annunciato l'intenzione di inviare armi all'Ucraina e aver minacciato la Russia di imporre pesanti dazi se non si raggiungerà un cessate il fuoco entro 50 giorni, Donald Trump ribadisce la frustrazione verso Vladimir Putin, ma spiega di non essere ancora pronto a una rottura netta con lo zar del Cremlino. In un'intervista con la Bbc il presidente Usa ha riaffermato di essere "deluso da Putin, ma non ho chiuso con lui". Pressato a spiegare come intende mettere fine alla guerra tra Russia e Ucraina, ha risposto: "Ci stiamo lavorando". Il tycoon è pure tornato a raccontare del suo ultimo colloquio telefonico con Putin: "Abbiamo avuto una grande conversazione. Gli ho detto: Bene così, penso che siamo pronti ad avvicinarci a chiuderla (la guerra). E poi lui ha tirato giù un palazzo a Kiev".

Intanto, secondo il Financial Times, Trump avrebbe in privato incoraggiato Volodymyr Zelensky a intensificare gli attacchi in profondità nel territorio russo, fino a Mosca o San Pietroburgo. "Volodymyr, puoi colpire Mosca?... Puoi colpire anche San Pietroburgo?", avrebbe chiesto The Donald a Zelensky durante una recente chiamata. E il leader di Kiev avrebbe replicato: "Assolutamente, possiamo, se ci dai le armi". Secondo quanto riferito a Bloomberg dalla portavoce della Casa Bianca Karoline Leavitt, tuttavia, il Ft ha interpretato male le sue dichiarazioni, estraendole dal contesto. "Il presidente stava semplicemente ponendo una domanda, non incoraggiando ulteriori" morti, ha aggiunto. E il presidente stesso ha poi precisato: "Mosca non è un target". Il Washington Post, tuttavia, ha affermato che l'amministrazione Usa invierà le nuove batterie di missili Patriot a giorni, ma in futuro - secondo una fonte - potrebbero seguire consegne di Tomahawk e Atacms: i primi (missili da crociera subsonici a lungo raggio) sono in grado di colpire anche Mosca, mentre i secondi (missili balistici tattici superficie-superficie a medio raggio a combustibile solido) hanno una gittata minore ma possono facilmente distruggere le basi militari russe nel cuore del Paese. Trump ha negato che accadrà. Stando a quanto riferito a Reuters da tre fonti vicine al Cremlino, Putin intende continuare a combattere in Ucraina finché l'Occidente non si impegnerà alle sue condizioni per la pace, imperturbabile di fronte alle minacce di sanzioni più severe di Trump, ritenendo che l'economia e le forze armate del suo paese siano abbastanza forti da resistere.

Intanto, l'ex capo stratega della Casa Bianca Steve Bannon ha dato voce ai malumori del movimento Maga. Nel suo podcast War Room ha criticato la decisione di Trump di vendere armi alla Nato per darle a Kiev: "L'Ucraina sta diventando davvero pericolosa. È una guerra europea. Lasciamo che se ne occupi l'Europa - ha detto - Hanno le risorse. Hanno la manodopera. Stiamo per armare persone su cui non abbiamo letteralmente alcun controllo". Poi ha precisato che "questa è una guerra vecchio stile, logorante, nelle terre insanguinate d'Europa, e ci stanno trascinando dentro". Mentre a Bruxelles, l'alto rappresentante Ue Kaja Kallas al termine del Consiglio Affari Esteri, ha spiegato che la Russia usa "armi chimiche" contro le truppe ucraine e gli attacchi si stanno "intensificando". "Dall'inizio dell'invasione ci sono stati oltre 9mila casi di attacchi con armi chimiche proibite, lo dicono i servizi di intelligence di Olanda e Germania e il fatto che stiano aumentando è preoccupante, vuole che Kiev si arrenda", ha proseguito. Ieri non è arrivato il via libera dell'Ue per nuove sanzioni, ma Kallas "si dice fiduciosa che raggiungeremo una decisione" oggi, nonostante il no di Ungheria e Slovacchia, svelato dal ministro degli Esteri polacco Sikorski. "L'Ue si appresta ad approvare uno dei pacchetti di sanzioni più severi contro la Russia - ha spiegato Kallas - Sono molto dispiaciuta che non abbiamo raggiunto l'accordo, eravamo molto vicini per rassicurare la Slovacchia. La Commissione ha risposto alle sue preoccupazioni. Ora la palla passa a loro".

Poi, una stoccata a Washington: "Se paghiamo per le armi Nato dagli Usa, è il nostro sostegno, quindi questo è un sostegno europeo. Se prometti di fornire le armi, ma dici che qualcun altro le pagherà, non sono realmente fornite da te".

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