Valeria Robecco
New York L'ennesimo capitolo del Russiagate torna a far tremare la Casa Bianca, e questa volta la bufera travolge il figlio del presidente, Donald Trump Jr. Al centro delle nuove rivelazioni del New York Times c'è l'incontro del rampollo (insieme al genero del tycoon Jared Kushner, e all'allora capo della campagna Paul Manafort) con l'avvocatessa russa Natalia Veselnitskaya, considerata vicina al Cremlino, durante la campagna elettorale. Un colloquio svoltosi alla Trump Tower di New York il cui obiettivo erano possibili informazioni compromettenti sulla candidata democratica Hillary Clinton. Sempre il Nyt racconta poi come Don Jr sia stato informato in anticipo via email che il materiale in questione era parte del tentativo di Mosca di aiutare la candidatura del padre.
Così, messo sotto pressione dalle affermazioni del quotidiano, il figlio del magnate ha deciso ieri di diffondere sul suo profilo Twitter l'intero scambio di posta elettronica «incriminato», incassando l'approvazione del padre e presidente che plaude «alla sua trasparenza». «Per essere totalmente trasparente pubblico tutte le email sull'incontro del 9 giugno 2016 - scrive Trump Jr in una nota sul sito di microblogging -. Per contestualizzare la vicenda, è avvenuto prima che la febbre russa diventasse di moda».
La conversazione è tra lui e Rob Goldstone, pierre musicale che ha legami con il Commander in Chief e che ha fatto da intermediario nell'organizzazione del meeting. Nelle email Goldstone (rappresentante della popstar russa Emin Agalarov, figlio del miliardario Aras Agalarov, che ha fatto affari con la famiglia Trump) parla di un incontro con un «avvocato del governo russo» che presumibilmente aveva «informazioni molto elevate e sensibili» per «incriminare» Hillary Clinton e i suoi affari con Mosca. Documenti molto utili per tuo padre», precisa. «Questo - aggiunge - fa parte del sostegno della Russia e del suo governo per Trump». «Se è come dici, I Love it, lo adoro, specialmente più avanti nell'estate», risponde il figlio del presidente.
Nel frattempo Veselnitskaya è apparsa in un'intervista a Nbc, dove racconta di «non aver mai avuto informazioni dannose sulla Clinton». «È possibile che loro cercassero tali notizie. Le volevano disperatamente al punto di sentire solo quello che volevano», aggiunge l'avvocatessa, negando di avere legami con il Cremlino. Trump Jr, da parte sua, ha sin dall'inizio ammesso l'incontro ma negato collusioni con Mosca per influenzare le elezioni. Inoltre, nella nota postata su Twitter, ribadisce che la donna non era una funzionaria del Cremlino e «non aveva informazioni da fornire», ma «voleva parlare della legge sulle adozioni e del Magnitsky Act». Si tratta della normativa approvata nel 2012 durante l'amministrazione Obama in risposta alla dubbia morte in prigione di Sergei Magnitsky, avvocato che aveva fatto emergere una serie di frodi che coinvolgevano funzionari del fisco russo. La legge ha permesso agli Usa di imporre sanzioni ai funzionari di Mosca che violano i diritti umani.
Per quanto riguarda l'incontro alla Trump Tower, invece, gli esperti legali sono divisi sulla possibilità che la vicenda possa integrare una responsabilità penale. Secondo Alan Futerfas, l'avvocato assunto da Donald Jr per rappresentarlo nel Russiagate, il figlio di Trump non ha fatto nulla di sbagliato, e inoltre si è detto pronto a cooperare con gli investigatori in caso lo contattino. «A mio avviso è molto rumore per nulla. Goldstone ha contattato Don Jr via email suggerendo che c'erano persone con informazioni relative a qualcosa di scorretto fatto dalla frontrunner democratica - conclude -. Lui non era a conoscenza di quali particolari informazioni, eventualmente, sarebbero state discusse».
Di
tutt'altro avviso Tim Kaine, candidato con Hillary Clinton alla vicepresidenza: «Siamo ben oltre l'intralcio alla giustizia, si va dalla falsa dichiarazione giurata alla falsa testimonianza fino, potenzialmente, al tradimento».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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