New York. Alla fine il secondo match televisivo tra Donald Trump e Joe Biden con tutta probabilità non ci sarà. Ieri mattina la commissione che organizza i dibattiti presidenziali ha annunciato che il duello in calendario il 15 ottobre a Miami sarebbe stato in remoto per una questione di «salute e sicurezza dei soggetti coinvolti», visto che non si sapeva se per quella data il tycoon sarebbe guarito dal coronavirus. Una possibilità immediatamente respinta da Trump. «Non sprecherò il mio tempo in un dibattito virtuale», ha dichiarato nel corso di una conversazione telefonica con Fox News: «Non ha nulla a che vedere con quello che dovrebbe essere un dibattito. Si sta seduti dietro un computer e si parla, sarebbe un dibattito? Ridicolo. E poi possono tagliarti ogni volta che vogliono». Quindi ha ribadito di sentirsi «perfettamente: non penso di essere contagioso».
«Gli americani non dovrebbero essere privati della possibilità di vedere i due candidati confrontarsi faccia a faccia altre due volte solo perché la commissione vuole proteggere Biden», ha spiegato il manager della campagna elettorale di Trump, Bill Stepien, definendo il confronto virtuale «un chiaro regalo per Joe». Poi, ha proposto di far slittare il secondo dibattito di una settimana, al 22 ottobre, e il terzo dal 22 al 29. «Trump non decide i dibattiti, lo fa la commissione. Abbiamo accettato tre date, lui ha scelto di ritirarsi da quella del 15 ottobre. Il suo comportamento non gli consente di riscrivere il calendario, parteciperemo al dibattito finale il 22. Donald Trump può presentarsi o no. È una sua scelta», ha replicato la campagna di Biden. Di certo il formato «da remoto» avrebbe avvantaggiato il candidato democratico: se nella maggior parte dei casi il tycoon sul ring dà il meglio di sé, l'ex numero due di Barack Obama ne è spesso uscito con le ossa rotte. Un duello virtuale gli avrebbe quindi consentito grazie a gobbo e suggeritori di evitare gaffe e di essere messo all'angolo dall'attuale inquilino della Casa Bianca. Ancor meglio saltare l'appuntamento in toto.
Intanto, in un video postato su Twitter, il Comandante in Capo è tornato a parlare del suo contagio, dicendo: «Penso sia stata una benedizione di Dio, una benedizione sotto mentite spoglie». Il virus lo ha infatti portato a scoprire il Regeneron, farmaco sperimentale che ora vuole promuovere gratis per tutti gli americani. «Voglio per voi quello che ho avuto io e lo renderò gratuito, non voglio che paghiate per una colpa non vostra, la colpa è della Cina e pagherà un grande prezzo», ha promesso, confidando nell'autorizzazione all'uso di emergenza. Nel video Trump ha citato come terapia sperimentale contro il Covid anche un farmaco della Eli Lilly, che ha già chiesto al governo Usa il via libera per l'uso di una terapia a base di anticorpi. E sempre sul sito di microblogging, the Donald ha voluto postare un filmato davanti allo Studio Ovale. «Forse mi riconoscete, sono il vostro presidente preferito e sto davanti allo Studio Ovale, un posto dove è sempre eccitante trovarsi, - ha detto - Sono tornato dal Walter Reed, dove ho trascorso quattro giorni. Non potevo stare alla Casa Bianca, ma siccome sono il presidente mi hanno dato l'ok. Ora ascolto quello che mi dicono di fare».
La speaker della Camera Nancy Pelosi, nel frattempo, ha evocato lo spettro del 25esimo emendamento della Costituzione Usa, che contempla il caso in cui il Comandante in
Capo non sia più in grado di esercitare i suoi poteri e svolgere il suo incarico. «Domani ne parleremo - ha anticipato - Dobbiamo sapere quali sono le condizioni reali del presidente, quando ha avuto l'ultimo test negativo».
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