Non c'è rosa senza spine, neanche per l'uomo più potente del mondo. Donald Trump approda a Davos per prendersi una rivincita lungamente attesa, ma anche tra le vette svizzere lo attendono al varco veleni collegati al suo pessimo rapporto con i media. Non hanno certamente aiutato le sue accuse ai giornalisti presenti di rappresentare «media falsi e meschini», battuta pronunciata ieri per smentire il New York Times che lo accusa va di aver provato a licenziare il procuratore speciale del Russiagate Robert Mueller e che gli è costata una salva di fischi dagli inviati di mezzo mondo. Ma le grevi indiscrezioni di Michael Wolff (l'autore del libro «Fire and Fury» da lui costruito per demolire l'immagine del presidente americano) su una presunta tresca tra Trump e l'ambasciatrice Usa all'Onu Nikki Haley non mancheranno di peggiorare il clima.
Un vero peccato, dal punto di vista del presidente, perché l'accoglienza riservata da Davos a Trump è stata degna di una rockstar: gran folla ad attenderlo nella sala dove ha tenuto un discorso incentrato sul successo della sua politica «America First», astanti che sgomitavano per fare un selfie con lui, perfino i rappresentanti degli Stati africani qualificati dal presidente come «cessi di Paesi» disponibili e sorridenti.
I contenuti del discorso, comunque impostato su una linea morbida, sono stati più che mai «trumpiani». Il presidente si è gloriato di aver «resuscitato l'America dopo anni di stagnazione» e ha svolto senza mezzi termini il ruolo di lobbista davanti ai delegati internazionali. «Mi sento una cheerleader del nostro Paese - ha detto -. E come presidente degli Stati Uniti, io proteggerò sempre gli interessi del nostro Paese, delle nostre aziende e dei nostri lavoratori. Non c'è stato momento migliore per investire, costruire e crescere negli Stati Uniti. Siamo di nuovo competitivi».
Trump ha assicurato di voler aprire al libero commercio, «purché sia equo e reciproco» (chiaro il riferimento soprattutto alla Cina). Poi la risposta indiretta ad Angela Merkel che lo aveva accusato di isolazionismo: «America First non vuol dire America da sola», gli Stati Uniti sono pronti a negoziare «accordi bilaterali di mutuo beneficio» con tutti i Paesi con i quali già non li abbia, «individualmente o come gruppo». Quest'ultima appare come un'apertura anche al recupero dell'intesa commerciale transpacifica, abbandonata da Trump come non conveniente per gli States.
Infine la conferma delle anticipazioni sullo scambio politico tra il presidente e i democratici in tema di immigrazione: sì a un percorso per la concessione della cittadinanza Usa a 1,8 milioni di immigrati irregolari (i cosiddetti dreamers) in cambio di 25 miliardi di dollari per costruire il muro al confine col Messico.
Un'ultima giornata di Forum nel segno di Trump, dunque.
Da oggi ci sarà tempo per reagire ai veleni su Nikki Haley, che si sommano a quelli sulla crisi con la First Lady Melania. L'ambasciatrice, intanto, ha già smentito tutto indignata: le voci (subito riprese dai media) sono «assolutamente non vere», «disgustose» e «altamente offensive».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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